La Voce della Città Metropolitana

Rottura tra medici di famiglia e Regione Veneto

La crisi organizzativa e finanziaria della sanità veneta e le prospettive di miglioramento tramite il dialogo collaborativo tra medici di famiglia e Regione

In questa puntata di “La Voce della città Metropolitana” la nostra conduttrice Maria Stella Donà riflette sulla rottura tra i medici di famiglia e la Regione con l’ospite Maurizio Scassola, segretario regionale FIMMG – Medici di famiglia del Veneto.

Crisi nei rapporti tra la Regione Veneto e i medici di famiglia, amplificata dal Covid-19

Il Veneto si trova ad affrontare una crisi nei rapporti tra la Regione e i medici di famiglia, che hanno segnalato gravi difficoltà legate alla mancanza di supporto organizzativo e alla notevole eterogeneità delle strutture sanitarie. Secondo le statistiche infatti, soltanto il 23% della popolazione ha una struttura adeguata di riferimento.

Questo problema è emerso in modo più acuto negli ultimi anni, durante i quali si è assistito ad un’esplosione nelle richieste di assistenza da parte delle famiglie, un fenomeno amplificato dal Covid-19, che ha generato una significativa sofferenza fisica e psichica nella popolazione. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione ha ulteriormente complicato la situazione, creando una vera e propria bomba socio-sanitaria.

Le problematiche esistenti nel sistema socio-sanitario Veneto

Uno dei principali fattori critici è stato l’aumento esponenziale del numero di medici assegnati a ciascun medico di famiglia nel Veneto, che sfiora in media i 1.700 pazienti. Questo carico di lavoro elevato, combinato a condizioni organizzative bloccate da anni, ha reso difficile per i medici di famiglia fornire un’assistenza adeguata ai loro pazienti.

La Regione Veneto, avendo subito un blocco nello sviluppo della medicina di gruppo integrata, sta cercando di promuovere la medicina di gruppo semplice. Tuttavia questo modello, che dovrebbe diventare lo standard per tutto il territorio, si trova ad affrontare degli ostacoli dovuti alla mancanza di risorse, in particolare di personale amministrativo, necessario per garantire un’assistenza adeguata alle persone.

Inoltre, la struttura contrattuale dei medici di famiglia, come liberi professionisti, li mette in una posizione finanziaria complicata, dovendo coprire da soli tutte le spese di gestione con il loro stipendio. Di conseguenza, i medici hanno chiesto alla Regione un finanziamento volto a coprire il lavoro di un impiegato amministrativo per un totale di 14 ore a settimane. Tuttavia, la Regione non è disposta a pagare più di 7 ore settimanali.

Sfide e soluzioni per il miglioramento dell’assistenza sanitaria

Per affrontare queste sfide, sono state proposte diverse soluzioni, tra cui la creazione di poliambulatori e di case di comunità. Tuttavia, la mancanza di supporto organizzativo e di personale adeguato mette a rischio l’efficacia di tali iniziative. In particolare, l’assenza di infermieri negli studi dei medici di famiglia rappresenta un grave deficit nella partnership interprofessionale, che è fondamentale per garantire un’assistenza completa e integrata ai pazienti. Inoltre, la distribuzione dei medici di famiglia nella regione è molto disomogenea, con una necessità urgente di una programmazione più equa e mirata per garantire un accesso adeguato ai servizi sanitari.

Maurizio Scassola dunque sostiene che, per affrontare efficacemente queste sfide, è necessario un dialogo aperto e costruttivo tra la Regione e i medici di famiglia, al fine di individuare soluzioni concrete e sostenibili per migliorare l’accesso e la qualità dell’assistenza sanitaria nel Veneto.

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