Venezia Cambia

L’avvio della carriera di Paolino Libralato

Il pittore racconta i primi anni della sua carriera, trascorrendo prima otto anni nella Bottega Veneziana, per poi lavorare in giro per l'Italia come libero professionista

Anche grazie all’attenzione di questo mercante d’arte, Paolino si avvicina sempre di più alla pittura scenografica, diventando poi la sua attività. La sua carriera inizia negli anni ’80 come libero professionista, prestando la sua opera come scenografo in diversi atelier. Lavora a Treviso, a Trieste, a Verona, a Novi Ligure, Firenze e Roma.

L’avvio della carriera negli anni ’80

Le parole del pittore Libralato: “Ebbi la grandissima fortuna di poter frequentare questo laboratorio, chiamato “La Bottega Veneziana”. Rimasi per otto anni con questo maestro, il quale mi curava particolarmente perchè avevo un’attenzione per questa pittura. Le restituzioni pittoriche erano su quel periodo storico, che io pensavo non si facesse più”.

“Ad un certo punto, decisi di andarmene perchè volevo vedere se riuscivo a prendermi la “pagnotta quotidiana” con quello che questo maestro mi aveva insegnato. Avevo già una sessantina di titoli. Mi ricordo il grande Silvano Bussotti, Lele Luzzati, Ferruccio Villagrossi, William Orlandi, questi scenografi erano veramente dei mostri sacri per noi”.

Un pittore di scena volto a realizzare i sogni altrui

“Mi misi in gioco e cominciai a girare per l’Italia proponendomi come pittore di scena. Ero un po’ fortunato perché qualcuno già mi conosceva perchè sapeva che avevo lavorato in Bottega Veneziana. Quindi lavorare per la Bottega Veneziana era un buon titolo di presentazione.”

“Però non ero ancora pronto per affrontare un dialogo veramente serio. Con queste piccole botteghe, che mi davano queste opportunità, cominciai ad aprirmi. A quel punto non ero più dentro ad un grande laboratorio, ma il bozzettista scenografo veniva direttamente da me a chiedermi la restituzione e la realizzazione della sua idea. Era fondamentalmente un pezzo di carta e poi, a parole, mi veniva spiegato che cosa voleva da me. È stato lì che ho cominciato a pensare di dare un valore diverso al fare il pittore di scena: sviluppare le idee degli altri al punto tale da poter far nascere dei sogni.”

“Sentivo già che c’erano degli esperimenti in atto, come il digitale, in quanto si cominciava a stampare delle scene. Ho detto: “Beh se cominciano a stampare delle scene, il nostro lavoro è già morto. Qui bisogna assolutamente tentare di dare un significato diverso a questa pittura”.

GUARDA ANCHE: La formazione all’Accademia di Paolino Libralato

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