Venezia Cambia

Le strategie CIA per un’agricoltura sostenibile

Federica Senno illustra le principali produzioni agricole e l'impegno ambientale della CIA nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso strategie di gestione idrica sostenibile

In questa puntata di “Venezia Cambia”, Paolo Dalla Vecchia intervista la presidente della CIA, Federica Senno. Grazie alle sue conoscenze nel campo dell’agricoltura, Federica ci offre uno sguardo completo e dettagliato sulle produzioni del nostro territorio e sull’impegno della sua associazione nei confronti dell’ambiente.

Le produzioni principali della provincia di Venezia

In quanto membro di un’associazione agricola, Federica Senno è sempre aggiornata sulla situazione. Infatti, spiega: “La Provincia di Venezia, a livello regionale, è la prima per quanto riguarda la produzione di soia e di radicchio. Siamo secondi per quanto riguarda il mais, la barbabietola da zucchero e le carote. Terzi, invece, sempre a livello regionale dopo la provincia di Treviso e di Verona, per superfici coltivate a uva. Per cui, nonostante ci sia una un grande distacco tra Treviso e Verona, comunque l’asset dell’uva e del vino è estremamente importante.”

Poi, rispetto alla presenza di alcune colture particolari e tipiche della zona, specifica: “Abbiamo il carciofo Violetto di Sant’Erasmo, oppure a Cavallino è molto sviluppato il settore dell’orticoltura, in particolare quella del pomodoro. I pomodori di Cavallino sono estremamente famosi, come il radicchio tardivo.”

L’iniziativa della CIA per la gestione della risorsa idrica

I cambiamenti climatici sono oggi una realtà. Il settore primario e gli agricoltori sono toccati prima degli altri. Si inizia ad accorgersi che ci sono stagioni sempre più siccitose che, in alcune aree della provincia, mettono in difficoltà, durante la stagione estiva, per la l’irrigazione e, in generale, la produzione di questo comparto così importante.

La Presidentessa, quindi, ci spiega che cosa fa la CIA: “Noi stiamo cercando di tenere i riflettori sempre accesi perché il rischio è che ci si ricordi dei cambiamenti climatici nel momento in cui ci sono delle estati particolarmente siccitose. Poi, alla prima pioggia di settembre, si dimentica il problema e si va avanti. In realtà, questo è un problema che deve essere affrontato in maniera strategica e in maniera collegiale con tutti gli enti che sono preposti per la gestione dell’acqua.”

Prosegue: “È  importante che nel momento in cui l’acqua c’è, questa venga immagazzinata e poi distribuita, attraverso dei bacini di laminazione, grandi o piccoli laghi. Un sistema di infrastrutture che possono raccogliere l’acqua nel momento in cui ce n’è in abbondanza, per poi andarla a distribuire nei periodi più siccitosi, a tutte le aziende che si trovano all’interno dei consorzi di bonifica. C’è bisogno di investimenti e c’è bisogno di avere uno sguardo a lungo termine.”

GUARDA ANCHE: La presidentessa della CIA: agricoltura e responsabilità

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