Venezia Cambia

Le minacce alla vallicoltura, un resoconto di Riccato

Federico Riccato, esperto ambientalista, analizza minacce ambientali alle lagune di Venezia, concentrandosi su cambiamenti climatici, inquinamento e predazione ittiofaga, delineando sfide e soluzioni

Sono note le battaglie portate avanti dalle associazioni di categoria nel settore primario dell’agricoltura sul tema della stagionalità dei prodotti agricoli. C’è anche una stagionalità anche per quanto riguarda il prodotto ittico. Ma esistono, altresì, minacce per gli ambienti vallivi della Laguna di Venezia che non siano quelli puramente collegati al mercato. Di questo ci ha parlato lo scienziato ambientalista Federico Riccato in una coinvolgente puntata di Venezia Cambia.

Il riscaldamento globale, uno scenario apocalittico

Federico Riccato: “Partiamo dalle minacce strutturali. Noi stiamo andando in contro a un periodo di riscaldamento globale che inevitabilmente condurrà a un innalzamento dei livelli del mare. Noi sappiamo che, mediamente, in tempi geologici le Lagune sono considerate ambienti effimeri, per cui durano poco. E sappiamo benissimo quanto, invece, ha lavorato la Repubblica Serenissima e poi anche noi ai tempi nostri per gestire un sistema lagunare funzionale a quelle che sono le nostre esigenze.”

“Se proviamo ad immaginare uno di quegli scenari, ormai non più apocalittici, che prevedono per un 2050-2070  mezzo metro in più di livello medio del mare, ecco possiamo immaginarci che tutte le valli da pesca diverranno una baia marina se non si investe in manutenzione per questo tipo di ambiente.”

Le minacce nella gestione delle valli

“Le altre minacce che vedo sono legate alla nostra gestione del territorio. Nel senso che tutta la gronda lagunare e tutte le lagune dell’altro Adriatico sono circondate da agricoltura intensiva o da alcuni poli industriali. Per quanto si sia fatto tantissimo per ridurre l’inquinamento che noi facciamo, alcune cose si continuano a farle. E quindi la fertilizzazione senza gran regola dei campi.”

“Per cui grandi apporti di fosforo e azoto, che sono forse il male minore, ma soprattutto l’utilizzo di diserbanti. Il dillavamento li porta in ambito lagunare e in ambito vallivo. Per cui si va ad intaccare qualcosa che dal punto di vista ambientale ha alto pregio e non avrebbe alcun interesse a ricevere questi contributi e che invece, ahimè, riceve.”

Gli uccelli ittiofagi, un’ulteriore preoccupazione

“Le altre minacce che vedo sono notate dallo sguardo dell’uomo. Nel senso che c’è stato recentemente un problema col granchio blu, che è entrato anche nelle valli. E poi abbiamo i problemi che hanno i vallicoltori. I vallicoltori gestiscono una porzione di laguna per fare del pesce e ci sono degli uccelli ittiofagi che inevitabilmente creano dei danni.”

“Dovete immaginare che il ciclo naturale di cui ho parlato prima per la semina delle valli in qualche modo viene forzato. Cioè è consentito di pescare questi piccoli pesciolini che entrano in laguna e seminarli nelle valli. Questi piccoli pesciolini, che sono stati già seminati dalla selezione naturale sono estremamente rustici e estremamente costosi. Una piccola orata di un centimetro e mezzo può arrivare a costare 12-15 centesimi.”

“Allora potete immaginare se io semino, da vallicoltore, tutte queste mie belle oratine e poi degli ittiofagi me le vanno a mangiare. Allora fin quando sono dei pesci ittiofagi lo accetto perchè ci devono essere. L’enorme aumento di alcune specie di ittiofagi sta, invece, mettendo un po’ in crisi la vallicoltura. Nelle immagini prima una porzione di lavoriero completamente coperta dalla rete, una rete antiuccelli. Perchè sia aironi che cormorani se possono vanno a fare un pasto gratis alle spese di un vallicoltore.

GUARDA ANCHE: Riccato, le sfide del mercato alla vallicoltura

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