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Corrado Clini: le tematiche sul cambiamento climatico

Corrado Clini elenca i temi che, secondo lui, dovrebbero essere affrontati nel prossimo G7, che si terrà in Italia

Secondo Corrado Clini bisogna affrontare temi su standard di consumo energetico, e sul creare un fondo mondiale per l’adattamento climatico.

Il G7 del 2024, che si terrà in Italia, può essere il primo forum dove si può affrontare il tema senza che questo diventi argomento di bandierine politiche. Poi c’è il G20 a presidenza brasiliana. Quali sono le cose che si dovrebbero affrontare?

Immaginare un meccanismo diverso dall’unanimità

La prima è cercare di superare il meccanismo dell’unanimità. Bisogna immaginare un meccanismo che consenta di assumere decisioni che siano vincolanti, anche se queste non sono assunte all’unanimità: maggioranze semplificate; equilibrio tra rappresentanza di diverse aree regioni del pianeta; et cetera. Va, insomma, cercato un meccanismo che consenta di avere il potere di affrontare i temi e anche di verificare qual è la sostanza, la consistenza degli accordi che ci possono essere.

Perché, altrimenti, si finisce con dichiarazioni generiche in cui si confermano gli impegni. Boris Johnson aprì la COP di Glasgow, dicendo che l’orologio verso la fine del mondo sta correndo e noi non possiamo più permetterci il lusso di perdere tempo. Dopodiché le conclusioni di Glasgow non hanno concluso. Sostanzialmente, hanno confermato che c’è questo impegno.

Settare degli standard di consumo

Invece, la seconda cosa che credo che debba essere fatta per contrastare il cambiamento climatico, è quella di adottare standard internazionali di consumo dell’energia. Ci vuole il coraggio delle imprese, oltre che dei governi, ma di fatto questa è una cosa che già c’è. Chi produce automobili, oggi, nel mondo che le produca in Sudafrica, in Brasile o in Europa, in Cina o negli Stati Uniti, ha più o meno standard di riferimento simili in termini di consumo, in termini di emissioni.

Ora l’emergere del mercato delle auto elettriche sta portando la definizione di standard anche in questo settore. La stessa cosa dovremmo riuscire a farlo per i consumi di energia per la produzione di elettricità, soprattutto quando si usano combustibili fossili, cioè gas e carbone. Dovremmo fare per quanto riguarda gli edifici; dovremmo fare per quanto riguarda la stessa alimentazione dell’acqua, che è un altro tema che sta emergendo, anche se se ne parla poco.

La risposta alla scarsità di acqua in molte regioni del pianeta oggi viene dalla stessa desalinizzazione. Fare un accordo su standard che caratterizzino i prodotti, che non è una roba che può fare la COP, probabilmente la può fare l’organizzazione mondiale del commercio.

Garantire un fondo mondiale per l’adattamento climatico

La terza cosa che va fatta riguarda i soldi. Noi siamo in questa situazione che non è proprio molto confortante. A Copenaghen 2009, abbiamo deciso di garantire un fondo per il clima finanziato con 100 milioni di dollari all’anno. Sono passati 14 anni e questo fondo è molto poco finanziato, gestito in maniera molto incerta. Perché quando tu non hai la sicurezza dei soldi fai anche fatica a investire e fare un’operazione diversa.

C’è un tema urgentissimo, che è quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Vuol dire che non solo Miami e Venezia vanno sotto acqua, ma anche Bangkok, Shanghai, cioè metropoli del pianeta. Dobbiamo trovare il modo di finanziare questa operazione. Allora facciamo una banca di sviluppo come la world bank, ma finalizzata solo a questo, per il quale ogni paese da un contributo obbligatorio sulla base della scala dei contributi delle Nazioni Unite. Per cui, il paese più ricco darà cento il paese più piccolo darà uno.

Deve servire anche per finanziare uno strumento, chiamiamo, tecnico. Un’agenzia internazionale che sia in grado di aiutare, soprattutto, i paesi più poveri a organizzare un adattamento. Dobbiamo, perciò, fornire tecnologie e competenza e finanziare interventi che servono. Questo è un pacchetto che, da un lato nasce dall’evidenza delle problematiche che ci troviamo.

Dall’altro è un pacchetto però molto impegnativo, perché richiede un cambio delle abitudini che abbiamo a livello internazionale. Noi stiamo affrontando il tema del cambiamento climatico con grandi dichiarazioni, con roboanti impegni, ma continuiamo a considerarlo marginale rispetto alle scelte politiche industriali delle politiche economiche economiche e questo è un gravissimo errore.

GUARDA ANCHE: Clini su COP e crisi ambientale globale: sfide urgenti

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