Eduardo Sivori ci spiega riprendendo un servizio della Gabbia che cosa c’è dentro al pane e ai prodotti di panetteria che mangiamo tutti i giorni.
Noi spendiamo circa 8 miliardi di euro l’anno per il pane e per i prodotti di panetteria, ma non sappiamo in realtà cosa ci sia dentro. Sivori ci dice che dal servizio si evince che il grano, con provenienza ignota, rimane conservato nei silos per 4 o 5 anni prima di essere macinato.
Alla lunga questo grano riceve ciò che è nelle pareti del silos, ma queste particelle vengono anche dalla macinazione stessa della farina perché le macine che vengono usate, si consumano e quindi i frammenti cancerogeni finiscono nella farina.
Le farine o il grano importato non viene analizzato perché la legge non lo impone.
Nel 40% dei campioni analizzati sono stati trovati pezzi di metalli pesanti come il ferro,il rame e l’alluminio che poi finiremo per mangiare.
Importiamo quasi 5 milioni di tonnellate di grano con cui si fa la pasta, ma nessuno ci dice se è stata analizzata, se contiene per esempio pesticidi e se è commestibile quella farina secondo la legge italiana.
Non importiamo solo grano tenero e farina, ma anche semilavorati congelati, che nei supermercati vengono venduti come pane appena sfornato, quindi come se fosse fresco, ma molte volte ha decine di mesi ed è ricco di veleni.