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Canale di Suez, a rischio il 40% degli affari veneti

Le recenti tensioni geopolitiche, evidenziate dal blocco nel canale di Suez, mettono a rischio l'export Veneto, colpendo settori chiave e richiedendo strategie resilienti per il futuro

Le recenti tensioni geopolitiche legate ai conflitti nei paesi del Medio Oriente hanno risollevato l’attenzione sull’importanza strategica dello snodo di Suez per l’economia mondiale, europea e italiana. Il blocco della rotta commerciale principale ha generato conseguenze significative, con ripercussioni su scambi commerciali, costi di trasporto e assicurativi e un’immediata incidenza sulla dinamica economica delle piccole e medie imprese venete.

Matteo Ribon: “Il 40% dell’export e l’import del Veneto passa attraverso il canale di Suez”

Matteo Ribon, segretario del CNA Veneto: “Il 40% dell’export e l’import del Veneto passa attraverso il canale di Suez. È evidente che dal punto di vista dell’approvvigionamento delle materie prime, soprattutto per quanto riguarda l’export dei macchinari, degli impianti e di tutto quello che riguarda gli aspetti elettronici, il Veneto rischia un momento di stop a seguito delle difficoltà che si stanno realizzando all’interno del contesto di questo canale.”
“Ecco perché è importante ragionare per fare in modo che venga riportato nel contesto europeo parte delle produzioni di materie prime e di semi lavorati che potrebbe consentire al nostro territorio di rilanciarsi dal punto di vista competitivo e tornare ad essere in grado di esportare la sua capacità operativa.”

Il rallentamento degli scambi commerciali impatta direttamente sulle aziende venete

Il rallentamento degli scambi commerciali con i paesi dell’Est Asiatico è tangibile, costringendo le aziende a confrontarsi con ritardi penalizzanti e costi crescenti. L’effetto domino si manifesta nei maggiori costi di carburanti per i trasporti e nei premi assicurativi, necessari per garantire l’incolumità delle merci. Queste sfide impreviste mettono in discussione la resilienza delle aziende, già alle prese con le complessità della pandemia.

Il canale di Suez, attraverso il quale transita il 40% dell’import ed export veneto per l’Asia, è diventato un nodo cruciale per il commercio internazionale. Su un totale di 82 miliardi di export veneto, quasi 10 miliardi sono destinati al mercato asiatico. Inoltre, su 72 miliardi di import, 7 provengono dall’Asia e sono ora a rischio a causa del blocco dei transiti. Questo scenario incerto e problematico mette seriamente a repentaglio gli approvvigionamenti di materie prime e materiali essenziali per la vitalità delle PMI venete.

I comparti più colpiti da questa situazione critica sono quelli dei macchinari, dell’elettronica, dei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli, del tessile e della farmaceutica. Con l’export di macchinari che rappresenta ben 15 miliardi di euro, le implicazioni sull’industria manifatturiera sono gravi e possono impattare negativamente sulla realizzazione delle opere previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Le rotte alternative portano ad aumenti nei costi di trasporto

Le aziende stanno ora cercando rotte alternative, circumnavigando l’Africa per evitare le tensioni in corso nel canale di Suez. Tuttavia, queste soluzioni alternative possono comportare un aumento significativo dei costi dei noli marittimi, con il rischio di speculazioni da parte delle compagnie di trasporto. Già alcuni aumenti sono in corso, mettendo a dura prova la sostenibilità finanziaria delle aziende coinvolte.

In questo contesto, diventa fondamentale per le istituzioni e le imprese venete adottare strategie di adattamento e pianificazione, affrontando sfide impreviste e garantendo la stabilità delle catene di approvvigionamento. La necessità di diversificare le rotte commerciali e implementare misure di resilienza diventa cruciale per preservare l’economia regionale e mitigare gli impatti derivanti da eventi geopolitici instabili.

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