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Canale dei Petroli: serve un sito per i fanghi

Lo scavo del canale dei Petroli tra Malamocco e Marghera è già in ritardo ma per febbraio – marzo i lavori dovrebbero essere finiti.

La valutazione è dell’organismo di partenariato dell’Autorità del sistema portuale ed è stata diffusa per tranquillizzare gli armatori e i sindacati.

Le vide d’acqua del porto ora interrate saranno scavate di nuovo grazie all’ok della commissione di salvaguardia e il pescaggio raggiungerà gli 11 metri e mezzo e potrà accogliere le navi di ultima generazione.

Una buona notizia sul fronte del lavoro per le 1034 imprese del porto attorno alle quali ruotano 13 mila e 500 lavoratori nel comparto commerciale, 5 mila in quello turistico crocieristico. Il problema però ora sono i fanghi e per contenerli saranno necessari un chilometro di palancole in ferro e scogliere e pietrame in cassa di colmata B.

Tutte conseguenze del dragaggio del canale che non piacciono a Italia Nostra in guerra da 50 anni su questo fronte e che ha deciso di spostare a Roma la battaglia con un ricorso al Tar «Non ci sono le motivazioni dell’urgenza», dice in una nota l’associazione per la tutela del territorio, «pietrame e palancole non sono materiali consentiti in laguna.

La Cassa B non è una discarica. Inoltre l’infissione di un chilometro e mezzo di sbarre di ferro taglierebbe la falda freatica. Con la possibilità di provocare in futuro un abbassamento del suolo come già successo negli anni Sessanta». Il Porto canta vittoria. «Finalmente si ripristina l’agibilità del Porto», dice il presidente Pino Musolino. Dello stesso tenore i commenti degli Industriali, che avevano sollecitato nei giorni scorsi una soluzione della vicenda e anche del Comune.

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