Venezia Cambia

Marghera, trasformazioni economiche e socio-culturali

La trasformazione economica di Marghera ha portato alla perdita di identità industriale, creando sfide nell'integrazione sociale e riducendo la vitalità culturale della comunità

Con il nuovo millennio Marghera gradualmente cambia, si svuota di quella pagina che ha caratterizzato il Novecento, muore l’economia delle fabbriche più inquinanti, della chimica pesante industriale, e scoppia con il 2000 la nuova vocazione del turismo dei centri commerciali.

La scomparsa dell’identità industriale e il conseguente declino dei posti di lavoro

Elisio Trevisan, giornalista de “Il Gazzettino”: “La Porto Marghera che si conosceva all’inizio è scomparsa. E’ rimasto il porto che gradualmente ha cambiato la sua vocazione da porto prevalentemente industriale a porto commerciale, che ancora oggi lavora.”

“Però i portuali dell’epoca erano 1.500, ora sono rimasti un centinaio. I lavoratori di Porto Marghera erano oltre 40.000, ora sono tra i 10.000 e gli 11.000 sparsi in molte piccole realtà che hanno cambiato anche la fisionomia della vecchia Porto Marghera perchè è diventata più simile al resto del Veneto. Cioè le piccole aziende gestite in famiglia.”

L’impatto sulla comunità con la mancata integrazione sociale a Marghera

“L’economia complessiva con la perdita di tutti questi posti di lavoro è peggiorata. Nel senso che la città, in particolare la terraferma, si è impoverita. È cambiata anche dal punto di vista non solo economico ma anche sociale, perchè la ricchezza che si notava all’epoca con una quantità di attività economiche e commerciali di servizio a tutte queste persone che lavoravano è un po’ alla volta scomparsa.”

“Molti negozi hanno chiuso. Un po’ alla volta, attratti dai posti di lavoro molto meno pagati, come quelli nel turismo o nei servizi terziari e in genere nel commerciale, sono arrivati anche moltissimi stranieri che si sono insediati soprattutto in centro a Mestre e nella zona di Marghera, tanto che oggi ormai un abitante su quattro è un cittadino straniero.”

Perdita di vitalità culturale e sfide per una futura trasformazione

“Quello che è mancato è una vera integrazione tra i residenti originari della terraferma e quelli che da Venezia venivano a vivere Mestre e con questi stranieri che sono occupati principalmente nel turismo, nella ristorazion, nell’hotelleria e alla Fincantieri, che è rimasta una delle più grandi aziende della zona e una delle poche grandi fabbriche che ancora abbiamo.”

“Però il mix tra i residenti, i cittadini veneziani e gli stranieri, che dovrebbe portare nuova ricchezza, perchè ognuno porta la propria cultura, ancora non è avvenuto. E quindi, anche dal punto di vista economico, ci sono nuove generazioni di cittadini stranieri che hanno cominciato ad aprire negozi, attività economiche imprenditoriali, anche al servizio della Fincantieri, ma rimangono ognuno nel proprio ambito.

“Quindi, la città, che un tempo era molto vitale dal punto di vista sociale, ma anche dal punto di vista culturale perchè Mestre era una delle piazze per il jazz, è venuto a mancare. Perchè manca questa spinta propulsiva. La città è un po’ seduta su se stessa.”

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