Venezia Cambia

La nascita e gli sviluppi di Porto Marghera

Dal fulcro industriale alla crisi economica, il ciclo di vita di Porto Marghera attraverso gli occhi del giornalista Eliseo Trevisan

Il giornalista Eliseo Trevisan racconta la nascita di Porto Marghera, dai suoi primi sviluppi fino alla crisi iniziata degli anni ’70.

La nascita del porto

Nel 1917, grazie ad un gruppo di investitori e ai finanziamenti da parte del Regno d’Italia, nacque Porto Marghera, in cui confluirono sia l’industria che il porto. Nasce così la prima Marghera industriale a cavallo tra i due conflitti mondiali. Di conseguenza, vennero sostituite alcune aree umide con i primi siti industriali.

Le parole di Eliseo Trevisan, giornalista de “Il Gazzettino”: “La scelta di costruire Porto Marghera, dal punto di vista economico, ridiede vitalità a Venezia. Tuttavia, fu un disastro a livello ambientale. Anche perchè, col passare dei decenni, le fabbriche vennero progressivamente abbandonate.”

La rivoluzione della nuova Porto Marghera

“Tuttavia, all’inizio, la nuova Porto Marghera fu una rivoluzione. Si insediarono fabbriche di ogni genere, soprattutto di siderurgia chimica, metallurgia e metalmeccanica. Ci fu lo sviluppo del primo porto industriale, il quale si connetteva al porto della marittima di Venezia, dove al tempo c’era soltanto il porto commerciale (le crociere arrivarono dopo). Successivamente, Marghera ingloberà il porto della marittima e crescerà di conseguenza.”

“Nei primi anni del Novecento nacque anche la bellissima Marghera, che fu opera di un architetto che la disegnò come la prima città giardino. In effetti, se si va a Marghera con un occhio estraneo, si scopre che è una bellissima città.”

“Per quanto riguardo Porto Marghera, col passare degli anni, la ricchezza che portò a Venezia la portò anche alla terraferma, come a Mestre, dove vennero impiegati migliaia di operai: negli anni ’70 si arrivò a 40 mila persone.”

La crisi dell’area industriale

“All’epoca, quando cominciò la crisi, erano famosi gli scioperi degli operai delle fabbriche e del porto. Solo il porto infatti contava 1500 lavoratori, che oggi non ci sono più. All’epoca, quegli scioperi riuscivano a bloccare la città. Oggi è una cosa impensabile, perchè l’economia odierna è totalmente cambiata da quando Porto Marghera, dalla fine degli anni ’70 agli anni ’90, cominciò ad entrare in crisi per vari motivi. Una causa fu legata alle partecipazioni statali: le fabbriche possedute dallo Stato furono chiuse e abbandonate per motivi economici e per rapporti con le altre Nazioni.”

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