Stanno Facendo un 48

Andrea Crisanti: “sono stati fatti degli errori imperdonabili”

Andrea Crisanti parla degli errori commessi durante la pandemia e sottolinea l'inefficienza dei test rapidi

Covid, che cosa non ha funzionato? Questo è l’argomento della prima puntata di “Stanno Facendo un ’48″, trasmissione condotta da Patrizio Baroni. In questo video il dottor Andrea Crisanti parla degli errori commessi durante la pandemia e sottolinea l’inefficienza dei test rapidi.

Errori imperdonabili

“Sono stati fatti moltissimi errori – commenta il microbiologo e divulgatore scientifico Andrea Crisanti – alcuni scusabili altri imperdonabili. C’è da fare chiarezza sui numeri, l’Italia ha avuto un totale di morti inaccettabile.    Per quanto riguarda la letalità l’incidenza dei decessi rispetto ai contagi in questo momento è intorno al 3,5%. Non è molto distante da quella degli altri paesi. Quello che manca in Italia sono il numero dei casi, perché durante la prima ondata si sono fatte pochissime diagnosi. La maggior parte dei malati sono rimasti a casa oppure sono arrivati in ospedale e non gli è neanche stato fatto il tampone”.

“Inutile cercare il paziente 0, dovevamo chiudere tutto”

“La situazione si è poi normalizzata nella seconda ondata. La letalità nella prima era intorno all’11% mentre nella seconda è intorno al 2%. Volendo fare un’analisi spietata gli sbagli cruciali sono stati fatti la prima settimana di marzo: avevamo davanti agli occhi la realtà e non l’abbiamo voluta vedere. Il 27 febbraio a Vo’ c’erano 88 casi su una popolazione di 3000 abitanti, circa il 3% di casi. Era assolutamente inutile cercare il paziente 0, qualsiasi modello matematico avrebbe chiarito che il primo infetto era entrato a Vo’ la prima settimana di febbraio, quindi venti giorni prima. L’unica cosa da fare era chiudere tutta la Lombardia e il Veneto. Invece ci siamo persi nella ricerca del paziente zero e del calcolo dell’Rt. Dal punto di vista epidemiologico e matematico non hanno capito nulla”.

Sbagliato sottovalutare gli asintomatici

“Non si è voluto riconoscere in tempo il contributo degli asintomatici, quando in realtà erano un veicolo di infezione estremamente pericoloso, in quanto inconsapevoli di poter trasmettere il virus. Un altro errore drammatico è stato di non aver isolato rapidamente i positivi. I dati cinesi e quelli prodotti da altri laboratori in Europa, compreso il nostro, dicono che una persona che condivide l’abitazione con un infetto ha una possibilità cento volte superiore di ammalarsi rispetto agli altri. C’è stata poi la scelta infelice di spostare i malati convalescenti di covid nell’RSA con effetti devastanti”.

Il virus “buono” di maggio

“È poi accaduto – continua Crisanti – e qui bisogna includere il contributo di tanti colleghi, che a maggio hanno iniziato a dire che il virus era “buono”, perché la letalità era diminuita. Hanno firmato dei documenti che hanno influenzato anche la politica e le decisioni. Quindi da maggio a settembre, quando potevamo creare un sistema di sorveglianza efficiente, ci siamo illusi che tutto fosse finito.”.

Le preoccupazioni di Crisanti sul CTS

“In Italia, in cui abbiamo un sistema perverso di intrusione politica in qualsiasi funzione del nostro paese, lo stesso Comitato Tecnico Scientifico fino a poco tempo fa era composto da persone che rispondevano solo a coloro che dovevano consigliare”.

“Il nuovo CTS mi preoccupa, prima avevamo una situazione in cui era succube dei politici, ora siamo passati a una situazione in cui è ancora succube ma addirittura lottizzato. Non abbiamo fatto un grande passo avanti sotto questo aspetto”.

Lo studio sulle varianti e i test rapidi

“Lo studio che abbiamo fatto sulle varianti è la dimostrazione di come la politica impone alla scienza o ai tecnici delle scelte demagogiche con effetti disastrosi. Faccio riferimento soprattutto ai test rapidi. Sembrano la soluzione perfetta, sono rapidi, puoi farli in farmacia e sono un lasciapassare sociale, ma questi test hanno una bassissima sensibilità e alcune varianti non vengono viste da questi test”.

“Abbiamo avuto casi in cui la carica virale era spaventosa al tampone molecolare ed era negativa al test antigienico. Nonostante ciò l’Italia ha speso 400 milioni di euro in test rapidi, che hanno creato parte del problema della seconda ondata. Se li usiamo per filtrare il personale dell’RSA e il personale degli ospedali, se entra un infetto fa una strage. Questo si riflette anche nella diversa percentuale di morti da nord a sud. Le case di riposo sono molte di più al nord. La struttura sociale del sud è completamente diversa, se una persona contagiata era in famiglia infettava un numero molto più ristretto di persone. Questo non si è capito, e neanche che la vulnerabilità degli anziani era diversa. Un terzo dei morti della seconda ondata, che sono circa 7000, sono ospiti dell’RSA”, ha concluso Andrea Crisanti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Disattiva AdBlock per sostenerci

Televenezia ogni giorno mette a disposizione informazioni e contenuti gratuiti. La libertà d'informazione deve essere sostenuta e Televenezia lo fa anche grazie ai banner pubblicitari. Sostienici e disattiva AdBlock