A Domanda Risponde

Pasquale Borsellino: la dipendenza non è solo dalla droga

Pasquale Borsellino: sempre in aumento i casi di dipendenze.

A Domanda Risponde la seconda parte dell’intervista allo psicologo dell’Ulss 8 di Castelfranco Veneto, Pasquale Borsellino. Questa volta si parla di dipendenza: innanzitutto è necessario accogliere nelle nostre coscienze la dipendenza come un concetto molto più ampio rispetto alla dipendenza dalla droga. Esistono infatti moltissimi tipi di dipendenza, con tutte le valenze diverse che possono avere. Questa consapevolezza è stata già percepita dalla regione, che se una volta era dotata di Sert -Servizi per le tossico dipendenze- ora invece agisce attraverso il Serd -Servizi per le dipendenze, che infatti offre aiuto professionale per tutti i tipi di dipendenze, da quella per sostanze tossiche alla ludopatia.
Secondo Borsellino, una persona dipendente -che sia dalla droga, dal gioco o da un’altra persona- è un individuo debole che cerca, in genere, la totale semplificazione: ai quesiti complessi che ci pone di fronte la vita, una persona dipendente ha scelto di rispondere con una unica modalità esistenziale, che riproporrà a se stesso ogni qual volta non saprà darsi altra risposta che riesca a metabolizzare, fino a far scattare la dipendenza fisica-mentale.
Di cose “tossiche”, infatti, non esistono solo quelle che alienano il corpo, ma anche la mente. Spesso però l’una dipende dall’altra: una sostanza assunta in rapporto di dipendenza soggiogherà il corpo e avrà effetti anche sulla mente; una dipendenza che non è in relazione con l’assunzione di una sostanza fisica, si prenderà la mente e si ripercuoterà sul corpo.
Le dipendenze, in tutte le loro forme, stanno aumentando tantissimo, afferma Borsellino, ed è evidente che i fondi dedicati alla loro cura non sono sufficienti per far fronte all’esigenza. Facendo l’avvocato del diavolo, Sivori incarna lo scettico, che si chiede perché mai un cittadino “sano” debba farsi carico sulle sue spalle di un cittadino “parassita” della società. Alla provocazione, lo psicologo Borsellino risponde che questa è la base della società civile in cui abbiamo scelto di vivere: il problema di un individuo se sostenuto a livello comunitario da molti ha la possibilità di guarire. E se ciò non bastasse agli scettici, Borsellino ricorda che se non curato, il problema causerebbe un danno sociale ed economico molto maggiore.
Ancor più che prevenire, però, si dovrebbe curare: lo stato non si impegna granché nella prevenzione, ed anzi lancia segnali contraddittori verso le dipendenze in tutte le forme dei media della nostra quotidianità: non fumare ma poi le sigarette sono ovunque, non bere, ma siamo bombardati di pubblicità di alcolici, non giocare e poi non vediamo altro che advertising per siti di gioco, macchinette acquistate ad ogni bar e locali appositi per giocare. Forse, suggerisce Borsellino, si dovrebbe recuperare, partendo dalle individualità, il diritto all’informazione e l’amore per la consapevolezza, non solo in questo ambito, ma anche in quello ambientale, animale e molti altri: solo questo è il modo per riprendere in mano la propria esistenza e rompere il meccanismo che crea e continua a creare così tanti disagi tra i più deboli personalmente e culturalmente.

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