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Padova, primo trapianto di fegato da donatori viventi

Primato padovano in ambito sanitario. La città si conferma leader nel trapianto di organi. Presidente Zaia: "Un miracolo Veneto".

Oggi a Palazzo Balbi è stato fatto il punto, a due mesi di distanza, del primo trapianto di fegato da due donatori viventi effettuato a Padova. Un’altra frontiera aperta soprattutto a beneficio dei malati oncologici.

“Dopo aver varcato una nuova frontiera nella cardiochirurgia, con tre trapianti di cuore da donatore a cuore fermo a Padova e Verona, oggi per la Sanità veneta si apre una nuova prospettiva per i malati di fegato. Un intervento di 20 ore con oltre 50 professionisti dell’Azienda Ospedale Università Padova, guidati dal prof. Umberto Cillo. È stato effettuato così il primo trapianto in Italia e in Europa di due fegati, da due donatori viventi, in un unico ricevente. Questo si chiama ‘miracolo veneto’”.

Veneto: eccellenza nel trapianto

Lo ha detto il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, in occasione del punto stampa a Palazzo Balbi, a Venezia. Questo importante intervento eseguito due mesi fa, oggi pone la sanità patavina al centro della scena nazionale ed europea. Negli ultimi dieci anni sono stati realizzati in Veneto oltre 6mila trapianti.

Solo nel 2022 se ne contano 604, di cui 369 interventi riferibili a Padova (pari al 61%). Nei primi 6 mesi del 2023 la regione ha contribuito al 16% dei trapianti totali effettuati sul suolo nazionale (315 trapianti). In crescita rispetto al 2022, si attestano 265 trapianti di organo in Veneto e Padova si conferma primo ospedale di trapianto d’Italia, seguito da Torino, Bologna e Pisa.

La donazione

“Due giovani di 28 e 30 anni, fratelli, hanno donato alla zia 52enne, affetta da metastasi da adenocarcinoma del colon, la parte sinistra del loro fegato. I medici hanno prelevato i due lobi – che si rigenereranno in 4 settimane – li hanno poi rovesciati chirurgicamente e trapiantati sulla paziente” racconta il Governatore.

“Un ulteriore dettaglio che vorrei sottolineare è che nell’equipe del prof. Cillo, luminare che la nostra Sanità annovera tra le proprie indiscusse eccellenze, c’erano tanti medici giovani. Una bella prospettiva per il progresso e il futuro della Sanità veneta”.

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