Hanno parlato in queste ore almeno una decina di persone tra quelle presenti la notte del 29 giugno al raduno nell’abbazia Santa Bona di Vidor. SI tratta della notte durante la quale Alex Marangon ha perso la vita.
Testimonianze e ricostruzione dei fatti
Le due posizioni sono avvenute in queste ore nella caserma dei Carabinieri di Treviso e coincidono tutte, seppur con varie sfumature. Hanno raccontato di aver sentito un urlo soffuso e un tonfo e poi di aver notato che Alex mancava. Chi era fuori lo aveva visto allontanarsi in stato di agitazione.
Hanno perciò deciso di cercarlo dividendosi in gruppi. Alcuni sono andati nel bosco, altri hanno perlustrato la terrazza. Altri ancora hanno raggiunto il greto del fiume e altri sono saliti in auto per cercarlo nei dintorni. Il fatto che cercassero una persona viva anziché un cadavere secondo gli investigatori spiega perché è stato dato l’allarme con tre ore di ritardo. Il cranio fracassato e le varie fratture nel resto del corpo continuano ad essere spiegabili con un’aggressione, ma ora anche la caduta comincia a diventare un’ipotesi.
Ipotesi investigative sul caso Alex Marangon
Nei prossimi giorni non sono previste altre ispezioni. Tutto quello che c’era da analizzare è stato messo sotto osservazione, incluso il punto della terrazza da dove potrebbe essere caduto Alex, anche se lungo il dirupo non sono state trovate tracce di sangue.
Si attendono sviluppi nuovi, invece, dagli esami tossicologici anche dei partecipanti all’incontro. Hanno dichiarato di aver bevuto tisane purificanti e non allucinogeni. Rimane da capire se tra quelle sostanze ce ne fosse qualcuna che ha provocato reazioni impreviste nel ventiseienne di Marcon.
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