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Francesco Noce: il concetto di appropriatezza

Il concetto di appropriatezza in termine clinico, fare la cosa giusta, alla persona giusta, nel momento giusto, parole del Dr. Francesco Noce

Il conduttore Alfredo Aiello presenta la puntata parlando del concetto di appropriatezza, rivolgendosi al Dr. Francesco Noce, al quale chiede se i medici siano sempre pronti a trasmettere questo concetto ai pazienti per evitare di effettuare esami non sufficientemente utili.

Francesco Noce, Federazione Regionale OMCeO

“Prima mi lasci dire una cosa sulla domanda che ha fatto prima al Dr. Edgardo Contato, per quanto riguarda il pronto soccorso e la medicina.

Il pronto soccorso, come dice il termine stesso, è il pronto soccorso. Lì dovrebbero andare solamente le urgenze e chi ha dei problemi urgenti: per incidenti. Molte volte se ne fa un uso anche un pò inappropriato del pronto soccorso, lo si è visto nel tempo. Anche perchè magari, si è notato, che persone che hanno una visita dopo mesi, vanno in pronto soccorso perchè, lamentando un certo fastidio o un certo disturbo, può eseguire lì gli esami e gli accertamenti. E questo è un uso improprio a cui si riferiva lei, nella domanda precedente. Però sono due cose completamente diverse da quello che prima ha spiegato molto bene il Direttore. Per quanto riguarda la prevenzione, la diagnosi, soprattutto precoce si spera, e poi l’esito della terapia.

L’appropriatezza secondo il Dr. Francesco Noce

Il concetto di appropriatezza era, in termine clinico, di fare la cosa giusta, alla persona giusta, nel momento giusto. Non è sempre così facile in medicina; perchè l’evoluzione della malattia non è sempre così chiara o così evidente. Per cui, il senso di appropriatezza è un discorso che riguarda poi la singola persona. Perchè noi parliamo, in generale, su modelli statistici. Ma poi abbiamo di fronte, non una malattia, ma un malato. Un malato con tutte le sue vicissitudini, tutto il suo vissuto, con il suo concetto di malattia, il concetto di salute che ha e quello che evolve durante la vita. Per cui l’appropriatezza dev’essere calibrata sul singolo paziente. Così come anche la terapia. E si va sempre più verso delle terapie che siano veramente create come un sarto crea un vestito fatto su misura.

Dovrebbe però esserci anche un’appropriatezza amministrativa, un’appropriatezza burocratica. Come dicevo prima, la burocrazia è una cosa che da molto da fare al medico e lo distoglie, molto spesso. Il 30/40% dell’attività di un medico; è rivolto a compiere atti burocratici e questo è inammissibile. A volte anche di più, devo dire.

Dev’esserci anche un’appropriatezza dal punto di vista economico. Cioè, voglio dire: i medici hanno ben chiaro quale sia l’appropriatezza clinica e sono anche consapevoli che, comunque, le risorse non sono illimitate.

In un sistema universalistico come quello italiano, in cui tutti sono assistiti nello stesso modo, in cui tutti, indipendentemente dal censo, sesso, religione, hanno diritto ad essere curati. Il medico sa che, se delle risorse vengono sprecate in modo non appropriato; altre persone, che ne avrebbero bisogno, non ne potrebbero godere.

Il “Dr. Google”

C’è un fatto però. Siccome il mondo della sanità è molto complicato, ed anche la percezione di malattia da parte del malato, adesso si fa presto. Ormai tutti vanno in Internet, sul Dr. Google, che sta imperversando. Per cui, molti pazienti arrivano già dal medico con una diagnosi, magari preconfezionata, magari contrattando una terapia. Ormai si mette in discussione. Tutti parlano di scienza, tutti sanno. Un medico che ha studiato 11 anni e poi continua a studiare durante tutta la sua vita, insomma, qualche esperienza dovrebbe averla per essere magari più ascoltato.

Ma, devo dire che, in genere, i malati ascoltano i pazienti. Anche perchè il medico poi non può star lì, tutte le volte, a litigare con il proprio assistito per un esame”

Le scelte del paziente tra minacce e privati

Il conduttore interviene dicendo al Dr. Francesco Noce che, quando il medico non riesce a far passare il concetto di appropriatezza, il paziente può optare per due scelte: cambiare medico o rivolgersi alle strutture private

“Guardi, questo della minaccia di cambiare medico è una delle cose che, in questo momento, è più difficile. Perchè di medici sul territorio, grazie ad una programmazione errata che è stata fatta, ce ne sono pochi. Dalla provincia da cui provengo io, provincia di Rovigo, attualmente vi sono 41 zone carenti. Cioè vuol dire, 41mila persone che non riescono a trovare il medico di famiglia.

Come si è ovviato? Aumentando il numero degli assistiti a carico di altri medici. Questa è una cosa che non può andare avanti all’infinito, perchè già è molto complicato assistere 1000 pazienti. 2000 diventa ancora più difficile. Lo si potrebbe fare solamente in un sistema strutturato, come dicevo prima, con le medicine di gruppo integrate, con personale infermieristico e con personale amministrativo.

La minaccia di cambiare medico invece, guardi, se uno va nelle strutture private e se lo paga di tasca propria, secondo me è libero di farlo. Il problema è che va nella struttura privata, accreditata, dove comunque rimane a carico del budget dell’azienda sanitaria. Quindi queste situazioni inappropriate andrebbero sempre più calmierate e controllate.

Devo dire però anche un’altra cosa: che, in medicina, c’è una cosa abbastanza strana. Perchè, mentre, in genere nell’economia di mercato: più c’è offerta, meno c’è domanda. In medicina è esattamente l’opposto: cioè più c’è offerta e più c’è domanda di prestazioni. Per cui si verifica che, quando viene pubblicizzata una tale apparecchiatura che riesce ad individuare questo tipo di malattia, con una certa terapia. Tutti sono indirizzati, chiaramente, verso quello la scienza. Una delle cose è evitare che sia del consumismo sanitario, come andare al supermercato e prendere un po’ di tutto. In medicina questo non può funzionare così, perchè altrimenti il sistema sanitario non regge” ha concluso Francesco Noce.

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