Una Voce Forte

Autonomia differenziata: i servizi peggioreranno?

Il dibattito sull'autonomia differenziata in Italia evidenzia preoccupazioni sul divario tra regioni e le prospettive contrastanti sull'effetto economico e sociale della proposta

In questa puntata di “Una Voce Forte” il nostro conduttore Riccardo Cecconi ha intervistato due ospiti sul tema dei possibili servizi erogati nel caso in cui la legge sull’autonomia differenziata venisse approvata anche alla Camera. Si tratta di un argomento delicato che spacca nettamente l’opinione pubblica.

Contesto del ddl Calderoli e le implicazioni dell’autonomia differenziata

Il ddl Calderoli è una riforma che se passerà alla Camera e al Presidente della Repubblica cambierà sicuramente l’assetto del nostro Paese radicalmente. La legge prevede che alle regioni venga attribuita facoltà decisionale su un complesso di 23 materie. La regione dovrebbe decidere di quali materie farsi carico presentando un piano con alcuni punti per cui si richiede l’autonomia. Questo piano deve essere sottoposto al Governo che lo deve approvare o rifiutare.

Le materie variano e sono molteplici. Per esempio si parla della capacità di dialogare direttamente con l’Unione Europea , la capacità di avere voce in capitolo sui trattati internazionali che riguardano quella specifica regione, la gestione della sanità, dei flussi fiscali, dell’istruzione e tanto altro ancora. Molte materie che possono essere dirimenti per l’economia d’insieme di una regione e per l’economia d’insieme dello Stato. Questo perchè, gestendo i flussi di cassa, sono anche meno i soldi che lo Stato deve gestire e ripartire tra le regioni.

Questo genera molte preoccupazioni perchè, nonostante siano ancora in fase di definizione i LEP (i livelli essenziali delle prestazioni), molti si preoccupano che i livelli di servizi di molte regioni che hanno già dei problemi infrastrutturali e di servizi possano esacerbarsi nel momento in cui l’autonomia differenziata dovesse entrare in vigore.

Ilaria: critiche e preoccupazioni del piano

Ilaria è la nostra prima ospite, è una stagista e studentessa universitaria, vive a Mestre ma è di Bari. A suo parere l’autonomia differenziata spaccherebbe l’Italia, già in condizioni di disomogeneità tra le varie regioni d’Italia, aumentando un divario tra le regioni amministrativamente più forti e quelle più deboli.

I fondi derivano dalle tassazioni regionali imposte ai cittadini e, se queste venissero trattenute dalle stesse regioni, non potrebbero esser più spartiti equamente tra tutte le regioni italiane per creare conformità di servizi. Le regioni più deboli continueranno ad avere sempre i medesimi servizi con un livello essenziale non ancora definito, ma che a suo dire sarà comunque basilare e non all’altezza di quello raggiunto dalle regioni più forti.

Un richiamo al federalismo di Bossi anticipa il suo pensiero sulla responsabilizzazione: non dovrebbe essere la regione a badare a se stessa, ma dovrebbe esistere una responsabilizzazione statale riguardo a quelle che sono le materie critiche di ogni regione. Fa riferimento alla redistribuzione dei fondi da parte dello Stato, il quale dovrebbe garantire un equo servizio a tutti i cittadini d’Italia.

L’ultimo punto da lei toccato riguarda la memoria storica della questione meridionale, che è la vera motivazione di tali divari in Italia. Questa situazione va avanti: la maggioranza dei fondi del PNRR sono stati stanziati per colmare le disuguaglianze territoriali in Italia, ma la politica odierna, invece, si concentra ad accentuarle ancora di più.

Francesco: una visione positiva e le opportunità dell’autonomia differenziata

Di opinione completamente differente è il nostro secondo ospite, Francesco, un delegato sindacale di Sedico. Lui ha un’idea più positiva circa l’autonomia differenziata. Crede che sia un’opportunità per lo Stato, non solo per i veneti, ma per tutti i cittadini italiani.

A suo avviso, tramite l’attuazione di questa proposta, si potrebbe attuare uno slancio maggiore anche nell’economia del Sud Italia . Ciò provocherebbe solo un’economia italiana più forte. La responsabilizzazione aumenterebbe, quindi, il livello dei servizi perchè ci sono dei settori sui quali il Sud potrebbe spingere e avere un domani l’autonomia. Questo potrebbe colmare ciò che lui chiama “economia di sussistenza”.

L’autonomia differenziata per come viene strutturata non ridurrebbe il livello di responsabilità del Veneto nei confronti degli altri e degli altri nei confronti del Veneto, anzi spinge il Sud più autonomo e più responsabile. L’idea di Francesco è che bisogna dare un segnale a tutti per far capire che l’Italia può essere unita anche con delle autonomie.

Francesco pensa che da sistemare siano i paletti principali del Paese, come sanità, istruzione e lavoro. Il Nord sarebbe a suo dire più fortunato in termini economici rispetto al Sud, mentre il Sud dovrebbe ricrearsi per competere col Nord. Insomma, ci deve essere un equilibrio. Per quanto riguarda, invece, le infrastrutture, le ferrovie e le strade dovrebbero tornare a gestione statale perchè lo Stato deve garantire dei servizi così essenziali  del cittadino.

Il bilanciamento tra autonomia regionale e solidarietà nazionale

L’articolo 5 della Costituzione spiega che la Repubblica italiana spinge e garantisce la autonomie territoriali perchè ne riconosce le peculiarità e la ricchezza. Però l’articolo 2 richiede agli italiani e allo Stato di rispettare i doveri inderogabili di solidarietà economica, politica e sociale.

Questo significa che le regioni e lo Stato devono essere solidali nei confronti di tutti i cittadini e delle altre istituzioni statali. Il rischio è che venga meno la solidarietà una volta data questo tipo di autonomia.

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