La Voce della Città Metropolitana

Claudio Scarpa: “Venezia era piena, gli alberghi non molto”

L'agosto felicemente sorprendente per gli albergatori della costa. Non è stato vissuto allo stesso modo dalle città d'arte e a Venezia gli hotel tornano a riflettere su come selezionare i turisti di qualità. Ne parliamo con il direttore dell'Ava Claudio Scarpa

Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori, è per noi un volto noto, che ci ha tenuto compagnia durante le prime fasi della pandemia, quando gli alberghi stavano vivendo un monto molto critico.

L’estate è andata abbastanza bene sulla costa, tra alti e bassi, ma anche Venezia tutto sommato non se l’è cavata male.

“Bisogna innanzitutto ringraziare gli organi d’informazione, come TeleVenezia, che hanno portato avanti un’opera importante nel dare voce a categorie e associazioni. La montagna e le spiagge sono state privilegiate dai flussi turistici. Ciò perché, specie per quanto riguarda la montagna, è innato il concetto di distanziamento sociale. D’altra parte, le spiagge sono la destinazione prediletta dagli italiani.

Questi due settori hanno patito di meno. A patire di più sono state le città d’arte, su tutte Venezia, Firenze e Roma, che registrano una diminuzione delle presenze del 70-80%. Per Venezia è stato un bagno di sangue, tuttavia è riuscita a lenire questa ferite con un’estate abbastanza positiva.”

Questi sono i giorni clou per la città d’arte: settembre-ottobre.

“Nel periodo autunnale e in quello primaverile le città d’arte registrano fatturati e presenze più alti. Luglio non si è potuto definire positivo, ma ci siamo in parte riscattati con agosto e con i primi quindici giorni di settembre. Ciò è dovuto anche al Festival del Cinema, che porta una valanga di feste ed eventi. Di conseguenza è alta la presenza di ospiti high spender. Fino alla metà del mese abbiamo avuto pressoché il tutto esaurito.

Adesso c’è un calo che potremmo definire fisiologico, dovuto anche alla mancanza dei turisti d’oltreoceano, che immagino non farà ritorno fino alla fine del prossimo anno o all’inizio del 2023. Per ora però è bello rivedere la città popolata di turisti: rispetto a un anno fa possiamo ben vedere le condizioni migliorate.”

Claudio Scarpa, ha recentemente affermato: “Venezia era piena, ma gli alberghi non molto”. Di tutti i turisti che hanno invaso la città, solo il 30% è finito negli alberghi. Conferma il dato?

“Molto spesso si dimentica il fatto che chi ‘dà da mangiare’ alla città anche nel campo della ristorazione, dell’artigianato, dell’arte (come i musei), dei trasporti pubblici e privati, è il turista che alberga nelle nostre strutture. Il 30% di cui parlavo produce il 70% del fatturato, mentre i turisti pendolari sono la maggioranza e coprono il restante 30%: ogni 10 turisti, 7 sono pendolari e contribuiscono solo per un terzo al fatturato cittadino.

Pur non permanendo nella città, hanno poi un peso impattante su Venezia, basti pensare al trasporto dei rifiuti. Non dico di rinunciare al turista pendolare, anzi: sarà il futuro pernottante. Ma attualmente, è il turista che pernotta in città a portare il fatturato. Paradossalmente, sarebbe più verosimile che la città sopravvivesse solo con i pernottanti, piuttosto che con i pendolari.”

Questo periodo di COVID si è riflettuto molto su questo. Ogni fronte si è interrogato sullo spostare questa cultura mono turistica per ridimensionarla e farla convivere con altre. Quali soluzioni si sono ottenute? C’è un progetto per evitare il turismo pendolare?

“A chi viene a vivere a Venezia bisogna consegnare case restaurate, trasporti veloci. C’è la necessità di avere connessioni veloci. Parliamo di servizi fondamentali, che vanno forniti per evitare lo spopolamento. Vedo tantissimi direttori di hotel che prendono casa a Venezia per poi trasferirsi dopo poco a Mestre. Questo va evitato. Devono avere la possibilità di vivere in un’isola dove non c’è il tempo, ma che sia al passo con il XXI secolo.”

Claudio Scarpa, bisogna interrogarsi su cosa offre Venezia: come far tornare la città appetibile per tutti?

“La prima cosa è svecchiare. L’indice di invecchiamento è un dato critico: per ogni ragazzo che c’è in città, ci sono tre anziani over 65. L’età media è sopra i 50 anni e il nucleo familiare è di una persona. Gli studenti sono di passaggio, ma dobbiamo trovare il modo di farli fermare. Bisogna creare un’offerta di lavoro più ampia, che vada oltre il turismo.”

Dopo la proposta di prenotazione del Sindaco Brugnaro, è nata una grande polemica. Un conto è prenotare, un conto è prenotare a pagamento ovvero selezionare.

“Ha ragione Brugnaro. Il sindaco sta cercando di dividere turisti pendolari da quelli stanziali:  con la prenotazione si possono gestire meglio i flussi turistici. Tuttavia, non condivido la rozza proposta dei tornelli.”

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