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Medici di base: “la svolta o l’estinzione”

In trincea per fronteggiare l'influenza ci sono soprattutto i medici di base e soltanto per i casi più gravi il pronto soccorso e gli ospedali. Questa è una mole di lavoro in più che sta minando l'attrattività del lavoro e per questo la categoria conta molto sul confronto previsto il 12 dicembre prossimo in Regione

Si avvicina il giorno che i medici di base veneti sperano sia quello della svolta, ossia il 12 dicembre, quando i rappresentanti di famiglia saranno ricevuti dai vertici della Regione Veneto, per affrontare i gravi disagi che la categoria ha denunciato soprattutto durante gli anni del covid. Disagi che sono motivo della disaffezione delle nuove leve.

I dati allarmanti

Ad inizio 2022 in Veneto c’erano circa 2830 medici di famiglia in servizio, contro un fabbisogno potenziale di 3300 professionisti, da allora la situazione è peggiorata. Non solo, si calcola che nella nostra regione nel giro dei prossimi 7 anni usciranno dal servizio, soprattutto a causa dei pensionamenti, circa 1880 medici, e ne entreranno solo 600. Uno dei motivi è l’abbandono della professione da parte degli specializzandi.

Le parole del segretario regionale FIMMG Maurizio Scassola

“Un problema importantissimo è quello dei giovani medici, del ricambio generazionale. – dice Maurizio Scassola, segretario regionale FIMMG Federazione medici di base – noi abbiamo dei dati drammatici rispetto al ricambio generazionale, abbiamo delle perdite importantissime anche durante lo stesso percorso triennale in medicina generale.

Perdiamo il 20% dei ragazzi, che rinunciano al corso. Un altro 20% dei medici, li perdiamo dopo il conseguimento del diploma, perché non faranno il medico di famiglia. Qual’è il motivo? La medicina generale non è più appetibile come una volta. Questo deriva dalle condizioni di lavoro non più sopportabili.”

La proposta della federazione di medicina generale

Secondo le federazioni dei medici di medicina generale ci vuole una rivoluzione copernicana, una svolta nella concezione dell’organizzazione del lavoro che ruoti attorno agli assistenti di ambulatorio, oggi troppo pochi.

L’appello dei medici di famiglia

I medici di famiglia chiedono staff di assistenti in comune con più dottori, per contenere gli investimenti. Ma questi ultimi devono esserci, perché la riforma delle cure territoriali inserita nel PNR è ancora ferma al palo.

Necessaria una riorganizzazione della medicina generale

“Uno dei problemi importanti che noi stiamo affrontando in questo periodo – prosegue Maurizio Scassola – e su cui sollecitiamo continuamente la politica regionale, è la riorganizzazione della medicina generale, che deve partire dall’assistente di studio medico di medicina generale, che dev’essere a disposizione di ogni medico di medicina generale. Perché quella popolazione di quel medico ha bisogno e ha diritto di avere del personale di segreteria che la accolga, che sappia valutare i bisogni, che la indirizzi nei giusti percorsi di assistenza sociale e sanitaria. Quindi, l’investimento prioritario è sul personale di studio.”

La risposta dei medici ospedalieri

Le ragioni dei medici di famiglia cozzano contro quelle dei medici ospedalieri, nei nosocomi i familiari denunciano turni più massacranti, a fronte di stipendi relativamente più bassi. È pur vero, però, che una medicina più organizzata nel territorio farebbe da sponda a molti pazienti che gravano nei reparti per interventi che potrebbero essere affrontati in un ambulatorio di base.

Un progetto di qualità

Maurizio Scassola conclude: “Su questo dobbiamo assolutamente lavorare, con modelli organizzativi protettivi, con la formazione, rivolta non solo ai giovani medici ma a tutti i medici, con un progetto di qualità. Se noi offriamo questo ai medici lo offriamo alla stessa popolazione. Abbiamo gli stessi interessi in comune.”

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