Economia e società

Impianto di Fusina: meno inquinamento e costi di smaltimento ridotti

In soli quattro mesi di attività l'impianto di Fusina ha ridotto le emissioni inquinanti e i costi di smaltimento.

Da dicembre 2020 allo scorso marzo – primi quattro mesi di attività – la linea 1 dell’Impianto di Fusina ha trasformato in energia elettrica 9.897 tonnellate di Combustibile solido secondario (Css).

Utilizzate 10.000 delle 60.000 tonn di Css prodotto

In quattro mesi l’impianto ha utilizzato circa 10.000 delle 60.000 tonnellate di Css che ogni anno Veritas produce dalle 150.000 tonnellate di rifiuto secco residuo raccolte nei Comuni della Città metropolitana di Venezia e a Mogliano Veneto (Tv). In totale, si tratta di circa 540.000 tonnellate di rifiuti (ovviamente in periodo non influenzato dal Covid).

Solo 60.000 tonnellate di Css sono poi avviate a recupero energetico: tutto il resto è riciclato o riutilizzato, e solo il 3% finisce in discarica.

I dubbi iniziali presto superati

L’avvio dell’impianto – a lungo contestato da alcuni comitati – ha già evitato il conferimento di queste 9.897 tonnellate di Css in Slovacchia, in un cementificio a 971 km da Fusina. Per trasportare una tale quantità di materiale sarebbero stati necessari 412 viaggi, per complessivi 800.888 km, e 280.311 litri di gasolio con indice Tep 257,33.

Il Tep – tonnellate equivalenti di petrolio – è la quantità di energia termica ottenibile dalla combustione di una tonnellata di petrolio. Lo stesso gasolio utilizzato per i 412 viaggi in camion avrebbe prodotto 2.098 tonnellate di CO2, che quindi, grazie proprio all’avvio di una sola linea dell’impianto di Ecoprogetto, non sono state emesse in atmosfera.

I primi quattro mesi di attività

Nei primi quattro mesi di attività, la trasformazione in energia elettrica del Css direttamente nell’impianto di Fusina ha fatto risparmiare circa un milione di euro, dal momento che conferire e smaltire una tonnellata di Css nel cementificio slovacco costa 100 euro. Costi che, altrimenti, sarebbero finiti nella bolletta della Tari/Tarip dei cittadini e delle imprese che vivono e operano nel territorio.

La combustione di 9.897 tonnellate di Css ha prodotti 4.194.432 kWh di energia elettrica, utilizzati per l’autofunzionamento dell’impianto, sufficienti a soddisfare il fabbisogno annuale di elettricità di circa 1.500 famiglie. Una famiglia italiana, infatti, consuma in un anno una quantità media di elettricità variabile tra 2.700 e 3.000 kWh.

Alleato dell’ambiente

Ogni anno la centrale Enel Palladio di Fusina bruciava oltre un milione di tonnellate di carbone e solo 60.000 tonnellate del nostro Css, circa il 5% del totale. Grazie alla politica nazionale di decarboning e all’interruzione definitiva della produzione di energia elettrica, ciò non avviene più. Questo importantè risultati dimostra, ancora una volta, che l’impianto di Fusina non è un nemico dell’ambiente, bensì un valido alleato.

Le circa 60.000 tonnellate di Css rappresentano solo il 15% delle 540.000 tonnellate di rifiuti raccolte in un anno senza Covid.

L’82% dei rifiuti prodotti dai cittadini è riciclato o riutilizzato e solo il 3% finisce in discarica. Nel corso del 2020 la media di differenziata del territorio di Veritas è arrivata al 73,31% (+3% rispetto al 2019). 18 dei 34 Comuni hanno superato l’80% e altri 12 il 75%. Tra questi, come certificato da Ispra, Venezia risulta per il quarto anno consecutivo il primo Comune italiano con oltre 200.000 abitanti per raccolta differenziata. La Città metropolitana, invece, dopo tre anni di vertice, è al secondo posto dietro Cagliari.

La soddisfazione del presidente di Veritas, Vladimiro Agostini

“Il sistema Veritas è virtuoso e soddisfa pienamente il modello dell’economia circolare. Produce risultati di eccellenza che sono sotto gli occhi tutti. Il nostro impianto è nuovo, all’avanguardia e rispetta pienamente tutti i parametri previsti per le emissioni in atmosfera. Anzi, l’analisi delle emissioni va oltre ogni aspettativa. Non riconosce tutto questo solo la cieca speculazione politica di qualcuno (in realtà sempre gli stessi), che non ammette perfino l’eccezionale effetto per l’ambiente indotto dalla politica nazionale di decarboning”.

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