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Imago Mundi: artisti costruttori di pace

Dal 15 al 17 settembre, presso le Gallerie delle Prigioni di Treviso, si terrà l'ultimo fine settimana della mostra "La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata" della Fondazione Imago Mundi, che tematizza la transizione da guerra a pace

“La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata”, la mostra di Fondazione Imago Mundi alle Gallerie delle Prigioni di Treviso, si avvicina alla conclusione: il prossimo fine settimana, da venerdì 15 a domenica 17 settembre, sarà infatti l’ultima occasione per visitare l’esposizione.

Tra Guerra e Pace

Tutti di stringente attualità i temi trattati dalla mostra, a partire da quello che dà il titolo all’esposizione: “La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata” fa riferimento al periodo che intercorre tra la fine di un conflitto e l’instaurarsi di una vera condizione di pace.

Così, gli scenari esplorati vanno dall’emergenza dell’Ucraina, con i lavori di Maxim Dondyuk, al dramma dei bambini rifugiati con l’opera di JR; dai fotomontaggi di Martha Rosler sulla guerra in Iraq all’igloo di Mario Merz che si collega al conflitto in Vietnam, solo per citare alcuni artisti presenti.

L’Imago Mundi Collection

Questi sono anche gli ultimi giorni per conoscere la più recente raccolta di Imago Mundi Collection, Art Theorema 3: 198 opere realizzate da 170 artisti da oltre 80 paesi nel formato 10×12 cm, tratto caratterizzante di Imago Mundi Collection. Il progetto, nato prima del Covid e concluso alcuni mesi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, analizza la crisi intesa come momento decisivo del cambiamento, in un’accezione che vuole essere quindi costruttiva e si collega al tema portante della mostra.

Lo stesso spirito di cambiamento è rappresentato anche dal luogo in cui si tiene la mostra: le Gallerie dell’ex prigione di Treviso. Ecco che quello che era un tempo un luogo tetro di reclusione diviene così uno spazio dove poter coltivare conoscenza e cambiamento.

L’Opera di Olimpia Biasi

Infine, l’installazione ‘Tessere la Pace’, collages polimaterici su garza della trevigiana Olimpia Biasi, restituisce in forma visiva il tema della crisi come cambiamento e rappresenta una tessitura che cerca idealmente di tracciare un percorso per ricomporre relazioni e rimarginare ferite.

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