È stato trovato molto sangue sui sedili posteriori della Fiat Grande Punto di Filippo Turetta, l’auto dove è stato trasportato il corpo di Giulia Cecchettin, fino al lago di Barcis in Friuli Venezia Giulia. Filtrano le prime indiscrezioni su quanto gli inquirenti hanno trovato nell’auto, ma ancora non è molto.
Bisognerà attendere la prossima settimana per sapere se Giulia sia morta dentro l’auto o sia stata uccisa all’esterno. Ovvero, quando la Procura di Venezia fisserà la data per l’esame del tipo di macchie di sangue, il bloodstain pattern analysis. Attraverso il quale, sarà possibile capire se si tratta di schizzi, dunque le venti pugnalate riscontrate sarebbero state inferte all’interno dell’abitacolo. Oppure, di macchie scivolate sulla tappezzeria a causa del dissanguamento ed, in questo caso, non sarebbe avvenuto così.
Accertata la causa della morte di Giulia Cecchettin
L’autopsia ha fornito la prima certezza. Giulia era già morta quando il 22enne di Torreglia l’ha portata lungo la strada di Piancavallo e abbandonata in una scarpata della Val Caltea. Dunque o è stata uccisa a Fossò o lungo la strada verso il lago. L’anatomopatologo Guido Viel ha accertato la morte per dissanguamento a causa di una ferita da coltello al collo, che ha reciso le arterie più importanti raggiungibili dalla nuca.
E il sospetto è che quel fendente sia stato dato nella zona industriale di Fossò, dove Filippo, dopo essersi fermato per rincorrere Giulia in fuga e averla caricata in auto, è ripartito e poi si è fermato pochi istanti dopo. Il PM Andrea Petroni sta fissando la data anche per gli esami del coltello, del cellulare di Turetta e dei sacchi neri trovati nell’auto.
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