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Zaia attaccato dai movimenti contro il suicidio assistito

Fine vita, eutanasia e suicidio assistito: sono le tre parole che oggi hanno rinfocolato il dibattito sul diritto o meno che ha un malato terminale di volere la dolce morte, diritto che in Italia esiste già. Il Consiglio Regionale del Veneto ha discusso oggi una proposta di legge che chiede tempi più celeri, ma sul banco degli imputati è tornata l'eutanasia

Fine vita: si infiamma il dibattito sul suicidio medicalmente assistito nel Veneto nei giorni in cui, in consiglio regionale a Palazzo Ferro Fini a Venezia, si vota sulla proposta di legge che chiede di ridurre i tempi delle procedure per i malati terminali che vogliono mettere fine alle loro sofferenze. All’esterno del palazzo è andata in scena la protesta dei movimenti per la vita, con cartelli che definivano la proposta in discussione una legalizzazione dell’eutanasia, annunciando a Luca Zaia di togliere il loro appoggio al governatore alle prossime elezioni.

All’interno c’era il Presidente della giunta regionale veneta che precisava spiegando che la proposta di legge non autorizza la “dolce morte”, perché è già ammessa in questo Paese, ma chiede tempi più celeri per concederla e che non è una sua iniziativa, bensì di un comitato che ha raccolto più di 7000 firme, ossia la soglia prevista dalla norma.

Luca Zaia smentisce le accuse dei movimenti per la vita

Luca Zaia: “Cominciamo con la verità. Io non sono il porta bandiera di questo progetto di legge. Il diritto democratico in questa regione, nelle regioni italiane più o meno con misure e modalità diverse, permette ai cittadini che raccolgono 7000 firme di presentare dei progetti di legge.”

Chiarito questo punto Zaia ha spiegato che esiste già una sentenza della Corte Costituzionale emessa nel 2019 che prevede la possibilità di rivolgersi al Comitato Etico delle ASL per ottenere la dolce morte in casi estremi, tanto che fino ad oggi nel Veneto ci sono state 6 richieste di accesso al fine vita, di cui 4 rigettate e 2 accolte. Gloria che ha cessato di vivere nel luglio scorso e Stefano Gheller che non l’ha esercitata. Se la Regione Veneto suscita questa tensione mediatica, ha dichiarato Luca Zaia, è solo perché è la prima a discutere una proposta che sarà analizzata nei prossimi mesi in altre regioni e si tratta di ridurre i tempi in cui il Comitato Etico è tenuto a rispondere.

La Corte Costituzionale del 2019 già prevedeva la “dolce morte”

Luca Zaia: “In virtù di una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, quindi di 4 anni fa, se il malato terminale ha una diagnosi infausta, se la sofferenza psicologica e fisica è estrema, se è in vita solo grazie ai supporti vitali… Io non sono un giurista e non voglio star qui a fare lezioni, ma semplicemente voglio dire come stanno le cose, senza perorare ovviamente la causa, che sia chiaro, ognuno vota quello che vuole. Posso anche già anticipare, lo dico con chiarezza e con assoluta libertà di pensiero, di espressione e quindi di scelta etica rispetto a questo tema…”

“Se alla luce di tutto questo quel cittadino malato terminale si reca dal suo medico di base oppure va direttamente, si appella all’ULSS, questa è legge di fatto, è procedura in questo Paese e qualcuno, o meglio il comitato etico dell’ULSS, gli dovrà dare risposta. Questo è che accade oggi. Quindi è per me inaccettabile che si legga che noi oggi autorizziamo il percorso di fine vita, il suicidio assistito perché già è tale. Oggi, in questo disegno di legge, io leggo che si dice che la risposta deve arrivare entro 20 giorni, che è un’altra roba.”

Valdegamberi contro Zaia sul suicidio assistito

Nel corso del dibattito Stefano Valdegamberi del gruppo Misto si è fatto portavoce dei manifestanti, dichiarando che allo Stato l’eutanasia conviene e che la legge può indurre ad eliminare le persone ritenute scarti e che costano troppo al sistema sanitario. L’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha dichiarato che bisognerebbe fare di più per potenziare le cure palliative.

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