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Il presepe portato dall’acqua a Venezia 2023

La Sacra Famiglia è arriva su un trabaccolo avvolta da una scia di petali di rose. É l'incanto del presepe portato dall'acqua che si svolge ogni anno a Venezia sull'isola di San Giorgio. L'evento rievoca fatti storici realmente accaduti molti secoli fa

Dania Lupi, Associazione Roseti Eventi: “Ci troviamo a San Giorgio, è il tredicesimo anno che veniamo qui per il presepe il giorno di Santo Stefano per ricordare l’antica tradizione del Doge che arrivava la notte di Natale con delle imbarcazioni di fiaccole, di rose, di doni per i Benedettini perché qui ci sono le reliquie di Santo Stefano.”

Il presepe portato dall’acqua: un’avventura poetica

“Io ho iniziato questa avventura quando mi è stato raccontato da Giovanni Agliata di Montereale, quasi casualmente, di questa bellissima storia del doge che arrivava a San Giorgio ricco di doni. Quindi, ripercorrendo le tracce del doge, ho pensato a un presepe. L’ho chiamato “Il presepe portato dall’acqua”. È un presepe che vede caorline, gondole. Negli anni ha visto tante imbarcazioni. Negli ultimi anni il nuovo trionfo ci porta fino a San Giorgio.”

“Il percorso è sempre pieno di emozioni, pieno di partecipazione, pieno di rose. Io metto in questo lavoro un’intenzione poetica. Credo qualche volta che sia arrivata. Arriviamo qui con una coppia di veneziani, con il loro bambino. Abbiamo petali di rose benedicenti, l’abbate di San Giorgio che ci accoglie e ci benedice. Poi c’è una Santa Messa, poi c’è un brindisi di auguri natalizi e di festività.”

Antiche radici della festa di Santo Stefano

Giorgio Suppiej, Presidente Associazione Arzanà: “Allora la festa di Santo Stefano con la tradizione di venire dal Palazzo Ducale, da Venezia a San Giorgio, è una tradizione antichissima perché risale a otto secoli orsono quando la istitui il Doge Sebastiano Ziano. Due Dogi Ziani molto importanti che sono i benefattori di San Giorgio, i nuovi edificatori del convento che allora era dedicato a Santo Stefano, e della riedificazione della chiesa.”

La tragedia e la riedificazione di San Giorgio

“In occasione di una delle venute in isola, col proprio figlio ebbe purtroppo un episodio increscioso per cui il figlio venne sbranato dai cani della guardiania dell’orto dei monaci e per cui preso dall’ira, dal dolore, perse la testa per questa cosa, diede ordine di bruciare San Giorgio e l’orto dei frati e venne bruciata la chiesa. Il pentimento del giorno successivo fece sì che fu promotore della riedificazione. Non si sa.

Qualche storico dice che è legenda, certo è che l’incendio vi fu e che i Dogi, prima Sebastiano e poi il figlio Pietro Ziani, sono ancora sepolti qui nella chiesa di San Giorgio e sono i benefattori principali dell’isola e del del convento dei monaci Benedetti.”

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