Cronaca

Venezia: i Carabinieri recuperano un’anfora attica

Un’anfora attica a figure nere, databile attorno al 500 a.C., è stata recuperata dai Carabinieri e consegnata al Museo Archeologico Nazionale di Venezia.

Questa mattina al Museo Archeologico nazionale di Venezia l’assessore comunale al Turismo, Simone Venturini, ha preso parte alla consegna al direttore regionale musei del Veneto, Daniele Ferrara, di un tesoro di inestimabile valore. Si tratta di un’anfora attica a figure nere, databile attorno al 500 a.C. e attribuibile al così detto “Gruppo di Leagros”.

La consegna dell’anfora attica

Il manufatto è stato consegnato dal comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio culturale di Venezia, Emanuele Meleleo. Sono intervenuti, tra gli altri, la direttrice del Museo Archeologico nazionale di Adria, Alberta Facchi, dove l’anfora rimarrà esposta, funzionari del Ministero della Cultura e rappresentanti di Istituti universitari e di ricerca.

“Un grande grazie al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio culturale di Venezia – ha esordito l’assessore Venturini – che rappresenta, nel panorama mondiale, un’eccellenza italiana unica nel suo genere. Ritrovare reperti archeologici e opere d’arte significa anche ricostruire un pezzo della nostra storia. Il Comune di Venezia è grato ai carabinieri perché ci troviamo in una città molto esposta, vista la ricchezza del suo patrimonio culturale.

Il Museo Archeologico di Venezia

L’anfora che è stata recuperata arricchirà ora il patrimonio archeologico della nostra regione, in cui anche il Museo Archeologico di Venezia gioca un ruolo fondamentale. Si tratta di un museo meno noto rispetto ad altri della città. Credo invece che sempre di più questo luogo debba essere valorizzato e fatto conoscere per la qualità dei beni che custodisce e per il prezioso lavoro del personale che vi opera”.

Gruppo di Leagros

Con “Gruppo di Leagros” si fa riferimento a un insieme di ceramografi attivi ad Atene tra il 525 e il 500 a.C. Si tratta di artigiani specializzati nella tecnica “a figure nere”, della quale rappresentano l’ultimo grande momento. Tale tecnica sarà superata infatti da quella “a figure rosse”. Assieme all’hidria e al cratere, l’anfora è tra le forme predilette dal “Gruppo di Leagros”. A questo gruppo si attribuiscono vasi prevalentemente caratterizzati da figurazioni di carattere eroico, spesso tratte dai poemi omerici. A parte un unicum in Turchia, tutti i ritrovamenti delle anfore del “Gruppo di Leagros” ricadono soprattutto in Italia nell’antica Etruria (luogo di destinazione commerciale) e poi in Grecia.

L’operazione Pandora VII

Nel settembre 2022 i Carabinieri Tutela Patrimonio culturale di Venezia hanno sequestrato l’anfora nell’ambito dell’operazione internazionale di polizia “Pandora VII”. Ciò è accaduto in seguito alla richiesta per il rilascio dell’Attestato di libera circolazione. Questa è stata presentata dal detentore del reperto all’Ufficio Esportazione di Venezia (ufficio del Ministero della Cultura che si occupa della circolazione internazionale dei beni culturali).

La normativa italiana in materia di beni archeologici

La normativa vigente, infatti, prevede sui beni archeologici provenienti certamente o presumibilmente dal territorio italiano una presunzione di appartenenza allo Stato.

Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati dallo Stato in premio per ritrovamento fortuito, o che gli siano stati ceduti a titolo d’indennizzo, per l’occupazione di immobili, o che siano stati in suo possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della Legge n. 364 del 20 giugno 1909. Inoltre, in materia di compravendita di beni all’estero, il contratto di acquisto di un bene storico non costituisce idoneo titolo di proprietà.

La ricostruzione storica dell’anfora attica

Dalla ricostruzione storica, pare che l’ultimo detentore dell’anfora la abbia acquistata nel 2016 in un’asta londinese. Precedentemente apparteneva a una collezione privata belga. Questa nel 1935 fu data in deposito al Museo Reale di Arte e Storia di Bruxelles. Non sono invece state individuate informazioni certe più antiche.

L’azione investigativa si è basta anche su esami tecnici e storico-artistici sull’anfora, anche in relazione alla sua provenienza. Gli archeologi della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna hanno effettuato le ricerche con e la collaborazione strutturale dell’Ufficio Esportazione.

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