Economia e società

Ristorazione nel Veneto Orientale: persi a dicembre 35 milioni

L'allarme lanciato da Confcommercio San Donà - Jesolo in base ad uno studio effettuato dal proprio centro studi

Ristorazione nel Veneto Orientale: è pesante il bilancio tracciato dal Centro Studi di Confcommercio in merito alle perdite causate dalla chiusura dei locali legati alla ristorazione.

Analizzando i dati raccolti ha stimato in non meno di 35 milioni di euro la perdita di fatturato, nel solo mese di dicembre, del comparto ristorazione. “Sulla base di questi dati – ha esordito il presidente di Confcommercio San Donà-Jesolo, Angelo Faloppa – è stato possibile fare una fotografia reale di quanto sono costate, in termini di fatturato, le restrizioni, causate dalla pandemia, in un mese, come quello di dicembre, che ha sempre rappresentato una vera e propria boccata d’ossigeno per il comparto. Naturalmente la nostra associazione mette sempre la salute prima di ogni altra cosa; ma non si può prescindere dalla situazione economica, che significa anche salvaguardia di decine di imprese e di centinaia di posti di lavoro”.

Ristorazione nel Veneto Orientale

I numeri, dunque. I due mandamenti, quello di San Donà di Piave e Portogruaro, che insieme formano il territorio del Veneto Orientale, conta poco più di 1200 pubblici esercizi aperti tutto l’anno dedicati alla somministrazione di alimenti e bevande.

  • una sessantina ha un fatturato annuo fino i 250mila euro
  • una quarantina un fatturato un fatturato compreso tra i 250 ed i 500mila euro
  • 35 con fatturato compreso tra i 500 mila e il milione di euro
  • una ventina con fatturato tra 1 e 2,5 milioni di euro
  • 5 con fatturato tra 2,5 e 5 milioni di euro
  • 1 azienda (a Jesolo) con fatturato compreso tra i 10 e i 25 milioni di euro

Emergono anche altri dati interessanti, come ad esempio il fatto che le attività di somministrazione a San Donà di Piave siano 224, mentre sono 215 a Caorle, 471 a Jesolo, 220 a Bibione, 140 a Portogruaro. La sola Venezia, peraltro, conta ben 2.168 pubblici esercizi, le cui drammatiche condizioni economiche sono, purtroppo, oggi ben note.

Analizzati questi dati, è emerso come la perdita stimata per il mese di dicembre sia stata, per il mondo della ristorazione del Veneto Orientale, di non meno di 35 milioni di euro.

I dati

“I dati non fanno che confermare la grave situazione che si è determinata con le chiusure – ha commentato ancora Faloppa – di certo non attenuata dalla possibilità di effettuare il servizio di delivery o da asporto. E’ urgente che il Governo e gli enti locali intervengano quanto prima: ne va della sopravvivenza delle imprese e di tanti posti di lavoro: bisogna intervenire su tutti i fronti, dai ristori diretti, alla sospensione delle imposte, anche locali”.

Il commento di Alberto Teso

“Anche per questo motivo – continua Alberto Teso, delegato Confcommercio del comune di Jesolo e componente della giunta della Camera di Commercio Venezia e Rovigo – va stigmatizzato l’atteggiamento di chi, senza avere i numeri e una certa rappresentatività territoriale, rende pubbliche delle analisi prive di fondamento ed avulse dalla realtà: dicendo numeri un po’ a casaccio non si fa che creare confusione e cagionare danni in un momento in cui sono necessarie stime reali per ottenere concreti ristori. Confcommercio, che nel comparto piccole e medie imprese è di gran lunga la più rappresentativa nel territorio, sarà ancora più presente con altre analisi della reale situazione di altri comparti dell’economia del territorio”.

“Se le chiusure servono per contenere la pandemia, le misure di sostegno alle imprese servono per la sopravvivenza delle imprese e il mantenimento dei posti di lavoro. Le misure devono essere rapide ed adeguate: chiediamo anche agli enti locali – conclude il presidente Faloppa – di fare la loro parte intervenendo sui tributi locali, sul servizio asporto rifiuti, Imu (per la parte di loro competenza).

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