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Querini Stampalia: l’orizzonte infinito di Giovanni Biasin

Un diorama di carta che rappresenta Venezia lungo ben 22 metri. Si tratta di un'opera ottocentesca del pittore e decoratore veneziano Giovanni Biasin che fu molto attivo in Polesine. La straordinaria veduta appartiene infatti alla Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi di Rovigo ma ora è la principale attrazione di una mostra allestita alla fondazione Querini Stampalia di Venezia.

Una Venezia dell’Ottocento tra gondole, battelli a vapore, pennacchi di fumo e veneziani a passeggio. C’è tempo fino al 12 settembre per vedere da vicino la più grande veduta di Venezia mai realizzata. Ad esporla è la Fondazione Querini Stampalia in occasione delle celebrazioni per i 1600 anni di Venezia, prima che la veduta panoramica venga poi spostata a Mosca, in autunno, al Museo statale di architettura A. V. Schusev.

La veduta realizzata 134 anni fa

Si tratta di una insolita tempera su carta, alta poco più di un metro e settanta, che si sviluppa per ventidue metri di lunghezza, ad opera del pittore e decoratore veneziano Giovanni Biasin, realizzata nel 1887 per la sesta edizione della Esposizione Nazionale Artistica, manifestazione antesignana della Biennale che durava sei mesi e si svolgeva a turno in giro per l’Italia.

Nell’edizione del 1887, organizzata a Venezia, Biasin realizzò, con colori a tempera, una Venezia a 360° su un lungo rotolo di carta rinforzata. Il punto di ripresa, a livello dell’acqua, è approssimativamente il centro del bacino di San Marco: l’artista anima la sua veduta inserendo dettagli di monumenti, edifici, giardini e imbarcazioni, dando all’insieme un tono leggero e narrativo.

Le parole dei curatori della Querini Stampalia

Giandomenico Romanelli, curatore: “il genere cartografico ha avuto una notevole fortuna fin dagli esordi della stampa, i primi panorami che conosciamo di Venezia arrivano dalla fine del ‘400. Mettere insieme i panorami della nostra città è l’ambizione della mostra. Il panorama sembra qualcosa di semplice in realtà esprimono linguaggi di grande raffinatezza”.

Pascaline Vatin, curatrice: “Durante la ricerca non abbiamo trovato nessun genere di panorama come quello di Biasin. Durante la nostra inchiesta siamo giunti alla conclusione che la veduta era utilizzata come decoro per l’atrio”.

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