Paolo Dalla Vecchia: “Tu sei diventato pure imprenditore. Addirittura, lavori nel cantiere Sankara e conosci Raul Gardini. Quindi, hai avuto il privilegio di vedere con i tuoi occhi anche la grande sfida di questo imprenditore, che ha lanciato il Moro di Venezia. Cosa ci puoi dire?”
Lando Arbizzani: “La prima sfida era quella di allestire un cantiere con tecnici che venivano da tutto il mondo. Era una Babele di lingue. Ma la determinazione del, così chiamato, pirata era quella di arrivare non solo a sfidare la Coppa America, perché era una delle sue ambizioni, ma lui voleva entrare nel campo della tecnologia delle fibre di carbonio. Aveva l’intenzione, probabilmente, di produrne anche alla Montefibre, che c’era già l’impianto, e rientrare nell’apparato militare, dove queste tecnologie si stavano affacciando, come materiali di alta tecnologia.
Le idee le ambizioni di Raul Gardini
Io sono entrato lì, prima facendo la recinzione del cantiere, poi con squadre o con forniture, ho sempre continuato a lavorare lì, con grande soddisfazione. Sono stato invitato al varo e poi mi hanno fatto fare una crociera di 6 ore a bordo del Moro, che faceva allenamento all’equipaggio, al largo del lido. Era la prima volta che salivo in una barca a vela e per me è stata un’esperienza memorabile.
La sera prima del varo, lui ha dato le indicazioni di quelle che erano le sue idee. Ha detto che la chimica che era alla base di Porto Marghera era ormai pericolosa, inquinante, aveva tanta produzione, pochi addetti e tanto inquinamento, implicito in questo genere di fabbrica. Lui diceva che dobbiamo gradualmente arrivare alla chimica fine, per avere più addetti, meno inquinamento e più margine di contribuzione su quello che facciamo. Questo era il suo progetto, che io ho immaginato da quello che ha detto. Purtroppo, si è fermato e non ha avuto modo di portarlo avanti. E Marghera aveva già iniziato il declino e ha continuato il progressivo frazionamento di tutte le aziende e la svendita”.
Il finale con le parole di Lando nel libro Porto Marghera: una vita
Paolo Dalla Vecchia: “Vorrei chiudere questa puntata dedicata a Porto Marghera, ringraziando il nostro gradito ospite, con le tue ammirevoli parole. Dici e scrivi: Vedo ancora, sia all’interno dello stabilimento, che dalle strade esterne, alcuni manufatti, che ho contribuito a realizzare come operaio, come assistente tecnico e come imprenditore. E questo mi rende orgoglioso, avendo seguito l’indirizzo che mi ha accompagnato tutta la vita: pensa in grande, lavoro duro e non smettere mai di sognare“.
GUARDA ANCHE: Lando Arbizzani: cracking, il più grande impianto chimico europeo