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Lando Arbizzani: cracking, il più grande impianto chimico europeo

Lando Arbizzani parla del cracking, l'impianto dove veniva riscaldato il petrolio grezzo e dell'incendio che rischiò di far fallire la fabbrica

Lando Arbizzani parla del suo lavoro nell’impianto di cracking di Marghera, chiuso di recente, ma che aveva già rischiato per un incendio.

Che cosa ci puoi raccontare sul cracking e sui controlli?

Il cracking era praticamente il più grande impianto chimico europeo. Lo è stato fino alla chiusura di poco tempo fa. Era un impianto estremamente complesso, dove veniva, nei forni, riscaldata della virgin-nafta, cioè del petrolio grezzo, che veniva trattato per poter essere poi distillato, in prevalenza, come etilene.

Dentro i forni c’era la temperatura media superiore a 1000°C. Quindi, fuori c’erano i bruciatori, dentro alle canne c’era questo combustibile arroventato, che poi usciva, veniva purificato e distillato. Era anche un impianto molto pericoloso, in quanto l’esplosività era estrema.

Quando l’impianto del cracking rischiò di chiudere per un incendio

“Poi, è capitato un disastro, che è stato determinato da un errore umano. Questa valutazione delle proprie capacità ha fatto sì che facessero un’operazione, al sabato, di ceckatura di un forno, in condizioni non ottimali. C’è stato l’inizio dell’incendio e poi è stata distrutta un’area di 400 metri quadri per tutta l’altezza dell’impianto, dove abbiamo trovato migliaia di tonnellate di materiali carbonizzati da demolire.

E poi, da ricostruire in quanto avevamo otto settimane, nelle quali la clientela poteva essere accontentata usando il materiale a stoccaggio. Ma, se noi non avessimo fatto partire l’impianto  in otto settimane, praticamente si perdeva la clientela e poteva essere la chiusura di tutta la fabbrica, perché era intimamente connessa con tutte le varie produzioni. Praticamente, eravamo per la parte meccanica tre tecnici con 500 operai.

In otto settimane, io ho lavorato sempre 16 ore al giorno, sabato e domenica. E il lavoro si è concluso nei termini previsti, una settimana prima. Il cracking poi è ripartito ed è stato anche chiuso a metà degli anni del 2010 per qualche tempo. Poi, il direttore un giorno mi ha raccontato che, finché il prezzo del greggio rimaneva al di sotto di certi parametri, era economico continuare a produrre. E l’hanno rimesso in marcia fino alla chiusura recente”.

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