Il Fatto

Edilizia e riforma dell’Unione Europea: le case dei Veneziani?

L'Unione Europea deve comprendere le particolarità tipiche del nostro paese, ma c'è necessità di un cambiamento culturale nell'edilizia.

Entro il 2035 tutte le case degli italiani dovranno avere degli interventi costosi di contenimento di inquinamento o dispersione di calore o interventi sugli impianti elettrici, con la eliminazione dei carburanti fossili per il riscaldamento. Sarà un attacco alle case degli italiani? L’Unione Europea deve comprendere le particolarità tipiche del nostro paese, ma c’è necessità di un cambiamento culturale nell’edilizia.

E le case dei veneziani? il centro storico e i monumenti sono esentati.

L’intervento di Carlo Trevisan, opinionista con grande esperienza politica. “Bisogna fare i conti con la sovraintendenza e i beni culturali, è difficile e poco compatibile a Venezia l’adeguamento richiesto dall’Europa”.

Paolo Ghiotti, presidente dell’Ance Veneto: “Sono esentate tutte le case che sono vincolate dalla sovraintendenza. Ci sono soluzioni alternative per performare palazzi. Tuttavia non vogliamo Venezia ricoperta di cappotti, sarebbe uno scempio. Credo che ciò che salverà l’Italia è -l’amore per il bello-.

L’Unione Europea ha il tempo per capire che queste particolarità sono tipicamente nostre, i borghi italiani non possono essere paragonati ad altri e richiedono accuratezza”.

Gerardo Colamarco, Segretario Regionale della Uil Veneto: “Quando si parla di metrature sotto i cinquanta metri esentate, parliamo di quelle individuali. All’interno di un condominio si sarà ugualmente coinvolti. Chiaro è che gli edifici storici non possono essere toccati, sono parte del patrimonio storico culturale del nostro paese. Possiamo parlare di restauri ma non di messa in sicurezza nei termini entro cui parla l’Europa.

Necessità di un cambiamento culturale

Luigi Gandi: “ma nelle realtà altre da Venezia, comunque c’è un grade rilancio della nostra edilizia e si dice che quando funziona l’edilizia funziona tutto”.

Paolo Ghiotti: “Anche aiutati dai bonus negli ultimi anni, il settore edile da lavoro ad altre attività e diventa linfa vitale. Le case energivore italiane emettono il 64% di polveri sottili nell’aria e il 21% di CO2. Nel rispetto di un mondo che vorremmo lasciare perlomeno ai nostri figli, dovremmo iniziare a fare questo passaggio culturale. Il settore edile è anche quello che produce la maggiore quantità di rifiuti. C’è la necessità di cambiare per il nostro pianeta.

“L’edilizia deve crescere non per espansione ma implosione, demolire e ricostruire. Le tecnologie all’avanguardia ci sono per poterlo fare. In Veneto il consumo di suolo è propedeutico al ben vivere, come le autostrade, ma va fatto un cambiamento”.

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