Venezia Cambia

Antonio Rusconi illustra la riforma mai avvenuta di De Marchi

Antonio Rusconi parla dell'ingegnere Giulio De Marchi e del suo piano contro le alluvioni, mai applicato a causa della riforma delle regioni

Dato il problema della sempre maggiore frequenza delle alluvioni, ci sono stati dei tentativi di reazione. Antonio Rusconi, ingegnere idraulico e professore all’università IUAV di Venezia, ci parla di questo piano e del perchè non è mai stato applicato.

Antonio Rusconi e il piano contro le alluvioni

Paolo Dalla Vecchia: “Rispetto al fatto che i tempi di ritorno si stiano riducendo, esiste un piano contro le alluvioni? Se sì, cosa prevede questo piano?”

Antonio Rusconi: “Sono parecchi anni che l’Italia sta lavorando per gestire il problema delle alluvioni. Non possiamo dimenticare che nel 1970, proprio dopo l’alluvione del 1966, ci fu una commissione di studio presieduta dal professore Giulio De Marchi, padovano. C’è una grande tradizione idraulica veneta: quando De Marchi si laureò in ingegneria, il giorno dopo fu assunto dal magistrato delle acque di Venezia nell’ufficio idrografico.

La commissione De Marchi ha lavorato molto attentamente, e propose un insieme di provvedimenti che comprendevano azioni strutturali e amministrative. Quelli strutturali erano essenzialmente opere idrauliche e di sistemazione del suolo, che nel nord-est e nel Veneto hanno previsto la realizzazione di importantissime opere: dighe, sbarramenti, arginature, e aree di espansione. Opere che non sono state realizzate se non in uno o due casi.

Soluzioni amministrative mai applicate

Dal punto di vista amministrativo ha proposto di estendere a tutta Italia l’esperienza del magistrato delle acque di Venezia, quindi 8 magistrati dalle acque da realizzarsi in tutta Italia oltre a quello veneziano. Ha proposto anche di potenziare e organizzare il genio civile, cioè uffici tecnici dello stato dipendenti da questi magistrati alleati.

Tutto ciò poi non è avvenuto, nemmeno dal punto di vista amministrativo. Questo perché si è fatta avanti la riforma delle regioni, e queste competenze sono diventate, appunto, regionali. Lo stato, quindi, ha perso questa organizzazione gerarchicamente impostata presso i ministeri e ha fatto altre cose. Queste ultime hanno avuto una strada diversa da quella che si era immaginata la commissione De Marchi.

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