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Venezia: più preparati del ’66, ma manca il Mose

La paura è stata tanta, certo il Mose avrebbe dovuto essere già in funzione e monta la polemica

Il grande incubo si è dissolto e chi temeva un’alluvione simile a quella del 1966 ha tirato un sospiro di sollievo. Ci sono state molte analogie con quella drammatica notte del 4 novembre, ma allora l’acqua raggiunse i 194 centimetri sul medio mare e rimanendo altissima per ore.

Lunedì sera invece l’acqua si è fermata a 156 centimetri, sempre tantissima comunque e dopo sei ore è tornata a 148 e dunque è saltato un ciclo e l’acqua non calava nel silenzio irreale provocato dalla paura, rinverdendo i ricordi ancora vivi dei più anziani facendo temere che lo scirocco a 40 nodi potesse far salire di nuovo la marea visto le onde alte cinque metri in mare.

Del ’66 c’è stato anche il black out elettrico, perché allora le centraline erano tutte a livello dell’acqua. La nafta nei canali, i danni alle opere d’arte e alle quattromila famiglie che abitavano allora i malsani piani terra.

52 anni dopo, lo scenario è molto diverso. Le difese a mare non sono quelle del 1966. I Murazzi sono stati rinforzati. La nafta non c’è più e i piani terra sono quasi tutti isolati, le centraline alzate. Oltre una certa quota le difese locali non bastano più. Addio passerelle, addio pompe idrauliche e chiusure davanti ai negozi. Avete capito adesso a cosa serviva il Mose ?, ripete il sindaco Brugnaro. C’è chi ritiene che eventi simile accadano ogni cento anni e chi teme un’accelerazione dei fenomeni a causa dei mutamenti climatici

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