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Sci, mancano maestri che lavorino a tempo pieno

Le località sciistiche stanno affrontando una carenza di maestri di sci. Le interviste rivelano preoccupazioni sui salari e sulla natura stagionale del lavoro, con la fuga dei giovani verso professioni diverse.

I giovani maestri di sci non sono disposti a lavorare tutta la settimana per una professione stagionale. Si ricorre ad anziani e stranieri.

Renzo Mazzaro affronta la questione della carenza dei maestri di sci. “È arrivata la stagione invernale e si comincia a pensare ai fine settimana sulla neve. Anche se la neve non è molta, almeno per il momento. Soltanto per lo sci da discesa e poco o niente per lo sci di fondo. Però, se le neve scarseggia, scarseggiano ancora di più i maestri di sci. Ho letto delle interviste allarmanti sui giornali: Repubblica ha intervistato i maestri di sci della val di Fassa e di Moena. Dicono che mancano le vocazioni, pare che la colpa sia del fatto che gli stipendi non sono più quelli di una volta. Sul Gazzettino stessa musica: sembra che nel Bellunese manchino 100 maestri di sci.

Qualcuno si domanda come mai, visto che i prezzi degli skipass anche quest’anno aumentano e aumentano i costi del noleggio delle attrezzature. Però, sembra che, più che la colpa degli stipendi che non sono più quelli di una volta, la colpa sia proprio del mestiere. Del fatto che questo mestiere sia stagionale. Anche qua, qualcuno si domanda: da noi non ha mai nevicato d’estate, il mestiere del maestro di sci è sempre stato un mestiere stagionale. Però, una volta, lavoravano, per esempio, a fare i boscaioli oppure nell’edilizia. Adesso nell’edilizia trovi soltanto operai stranieri. E quanto a fare i boscaioli, non è esattamente quello che sogna un giovane che vive in montagna. I giovani che vivono in montagna si diplomano, si laureano e poi vanno via.

Se devono fare i maestri di sci, lo fanno soltanto il sabato e la domenica. Non sono disponibili a fermarsi tutta la settimana.E chi, allora, lo fa tutta la settimana? Trovi, soltanto, il maestro di sci un po’ più attempatello. Oppure i maestri di sci che sono soci anche degli impianti di risalita, allora non hanno il costo, per esempio, dello skipass e delle attrezzature. E comincia ad essere un’altra un’altra musica per lo stipendio. Oppure, vengono anche dall’estero. In diverse stazioni sciistiche del Trentino ci sono maestri, che vengono dall’Argentina. Ma uno che viene dall’Argentina, arriva da un paese che, soltanto pochi giorni fa, ha svalutato la propria moneta del 50%. Capirete che tornare in Argentina con una moneta che pesa veramente è tutta un’altra musica. E così va il mondo.”

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