La Voce della Città Metropolitana

Roberto Stevanato, i “buchi” di Mestre

Roberto Stevanato, presidente del Centro Studi Storici di Mestre, espone le sfide e le ricchezze della città, sottolineando l'importanza del dialogo e della pianificazione urbana integrata

Ospite di questa punta de “La Voce  della Città Metropolitana” è Roberto Stevanato, presidente del Centro Studi Storici di Mestre, precedentemente docente di biochimica all’univesità Ca’ Foscari.

Mestre, un’identità a rischio?

Mestre è riuscita a mantenere un’identità nonostante abbia sempre vissuto all’ombra della magnifica Venezia. Infatti, le famiglie patrizie veneziane hanno condiviso con Mestre le loro ricchezze, i loro splendori e i loro contatti con il mondo. Però Mestre continua ad affascinare gli studiosi perchè continua ad essere una realtà differente.

Il mestrino è legato alla sua città al punto che ricerca le proprie radici e quando ci sono degli edifici che come ora sono stati demoliti e non più ricostruiti, stringe il cuore ai mestrini.

Le contraddizioni della terraferma, una spiegazione di Roberto Stevanato

Mestre stava ricostruendo un po’ faticosamente dopo l’Unità d’Italia una propria identità forte all’interno della terraferma, condividendo tante peculiarità con Padova e Treviso, spiega Stevanato. Gli elementi più importanti di Mestre sarebbero di quel periodo.

Con l’unificazione si sarebbe creata una discrasia, dove Mestre è stata unita ad una città lagunare senza mai avere quelle peculiarità. Mestre ha vissuto, a suo avviso, una serie di contraddizioni, soprattutto quando si parla di decisioni comunali, allargando la crepa tra la città lagunare e la città di terraferma.

I buchi veri, a suo parere, sarebbero la mancanza di vivibilità della città e la mancanza di sicurezza. Ci vorrebbe un intervento importante per recuperare zone come via Cappuccina, Via Piave, Corso del Popolo.

Verso una Mestre unita e vivibile: dialogo, sicurezza e pianificazione urbana

Un’altra necessità esposta da Stevanato sarebbe l’urgenza di far dialogare l’università con la città. Il campus, per esempio, potrebbe essere determinante per la città. Questi interventi andrebbero inseriti in una pianificazione unitaria che dia significato alla città di terraferma, dice il docente.

“Non ci possono essere zone, ma ci deve essere una città unica complessiva e vivibile.”

Roberto spiega che Mestre è ricca di associazioni culturali e questa sarebbe la dimostrazione che c’è un grande fermento sociale e cultuale della città che deve essere valorizzato. Ci deve essere, sottolinea, la volontà comunale di dialogare con queste realtà. Mestre in questo momento sarebbe perciò in un limbo tra la Laguna e le città di terraferma per legami affettivi, storici, economici, modi di vita e tanto altro ancora.

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