Cultura e Spettacolo

Il ponte votivo: legame “galleggiante” tra i veneziani e il Redentore

Dal 1577 a Venezia, il ponte votivo permette ai cittadini veneziani di raggiungere la chiesa del Redentore. Ripercorriamo la sua storia nei secoli

Dal 1577 Venezia crea una via sull’acqua, un passaggio temporaneo ed evocativo realizzato per raggiungere a piedi il luogo simbolo della sua festa più sentita: il Redentore. Il ponte votivo continua ad assumere ancora oggi un valore importante sia dal punto di vista religioso che da quello sociale (orari di apertura).

Immagine e simbolo della “festa famosissima”, il ponte votivo accompagna i festeggiamenti del Redentore da secoli. La struttura, negli anni, ha subito diverse trasformazioni senza, però, tradire mai la sua funzione più importante. Ovvero quella di fungere da legame “galleggiante” e simbolico tra due punti della città devastati da un’epidemia che si era riusciti insieme a debellare. GUARDA ANCHE: Festa del Redentore 2021: programma e info utili

La Festa del Redentore 2021 sarà anche in diretta streaming e su Love in Venice (canale 673 del digitale terrestre)

Come è nato il “ponte” votivo

Il primo ponte votivo del Redentore risale al 1577 ma non si trattava di un ponte vero e proprio. Consisteva infatti in una successione di barche messe una a fianco all’altra che permettevano di raggiungere la riva opposta. Qui si arrivava fino al luogo dove c’era la prima pietra di quella che sarebbe diventata la chiesa in onore del Cristo Redentore.

Il primo ponte di barche venne allestito dai veneziani per festeggiare la fine di un’epidemia durata ben due anni. La processione verso l’isola della Giudecca, a 444 anni di distanza, è ancora parte integrante delle celebrazioni del Redentore.

Il nuovo ponte Bailey inglese

A cambiare, però, nel corso del tempo, è stata la struttura di questa via sull’acqua. Essa passò dall’essere costituita da barche, ad assumere il volto “militare” del cosiddetto ponte Bailey. Il passaggio sull’acqua era composto da diversi moduli in acciaio e legno che permettevano un veloce montaggio e smontaggio.

Il ponte Bailey, di provenienza inglese e abbandonato dagli alleati dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne acquisito dal secondo reggimento Genio pontieri. Per cinquant’anni, a ogni Festa del Redentore, il reggimento lo ha assemblato sul Canale della Giudecca come esercitazione militare.

Un nuovo materiale flessibile per il ponte votivo

Dichiarato “residuato bellico” nel 2002, questa tipologia di ponte venne sostituita dall’odierna struttura galleggiante. L’amministrazione comunale ha poi accettato la proposta di realizzazione di un ponte dal materiale flessibile della società Insula, il primo marzo 2002. L’alternativa era più innovativa e funzionale del vecchio ponte.

Oggi è ancora la società veneziana a realizzare il ponte votivo come lo conosciamo. È la struttura che viene montata a ridosso dell’inizio della festa più amata dai veneziani e inaugurata ogni venerdì sera prima del giorno del Redentore. I veneziani onorano il gesto del simbolico passaggio sull’acqua che continua ad avere la stessa risonanza emotiva di un tempo.

Il ponte di barche: una tradizione tutta veneziana

Quella del ponte di barche è una tradizione tutta veneziana nonché simbolo di un voto perpetuo. Questa tipologia di attraversamento temporaneo sull’acqua viene ancora oggi utilizzata dai veneziani in diverse occasioni del calendario celebrativo cittadino.

Il ponte votivo galleggiante, infatti, è presente anche in occasione della Festa della Madonna della Salute, ogni 21 novembre. In questo modo si permette ai fedeli e a tutti i cittadini di attraversare, in pellegrinaggio, il Canal Grande per raggiungere dalla riva opposta la chiesa eretta come ex voto alla Madonna per la liberazione della città dalla peste.

Anche la Venice Marathon, l’appuntamento sportivo che vede gli atleti di questa disciplina sfidarsi in una corsa veneziana di 42 km, si serve di questa stessa struttura galleggiante di 170 m che permette ai maratoneti di attraversare, correndo, il Canal Grande fino a raggiungere Piazza San Marco.

Il cambiamento arrivò nell’Ottocento

Usare i ponti di barche per attraversare i canali della città prevedeva il semplice affiancamento delle barche con delle passerelle che permettevano ai cittadini di raggiungere a piedi luoghi altrimenti raggiungibili solo via mare.

A cambiare questa modalità di approccio alla realizzazione dei ponti votivi è stato il fatto che era pericoloso per le persone attraversarli senza rischiare di finire in acqua. Nell’800, infatti, si registra un incidente che causò dei morti provocato proprio dalla scarsa sicurezza di un eccessivo numero di persone assembrate su questo.

La Festa in commemorazione dei defunti

Un’altra occasione in cui i veneziani utilizzavano il ponte di barche era la Festa in commemorazione dei defunti del 2 novembre. Il ponte permetteva ai cittadini di giungere, a piedi, sull’isola del cimitero di San Michele dalle Fondamente Nove. Questa è una tradizione che il Comune ha fortemente voluto riprendere nel 2019; la pandemia però ne ha causato l’interruzione.

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