Economia e società

Perle di vetro veneziane oggetto di culto e scambio per secoli

Un approfondimento sulla storia delle perle di vetro veneziane e del loro commercio fin dai tempi della Serenissima, realizzato in occasione dei 1600 anni di Venezia.

Belle, colorate, amate, ricercate, al collo di donne al mercato e di uomini come indicatore di censo o di casta, presenti nei santuari vudù e nelle sepolture. Venivano usate in cerimonie tribali, di iniziazione e religiose, collezionate e catalogate. Sono le perle di vetro, oggetto di scambio e di culto da millenni, oggi, preziosi monili da indossare in ogni occasione. Venivano scambiate con oro, avorio, schiavi. È proprio con un pugno di perle che nel 1626, pare che l’olandese Peter Minuit abbia comprato dagli indiani quella che oggi è conosciuta come l’Isola di Manhattan. Quella delle perle è una storia che si perde nella notte dei tempie.

Augusto Panini: massimo esperto di perle di vetro

Augusto Panini è considerato il massimo esperto del settore e ne ha ricostruito la storia per curiosità e passione. La sua collezione è composta per la maggior parte da “trade beads”, ovvero perle da commercio. Preziose testimonianze di contatti commerciali, religiosi e culturali dell’Africa Occidentale con Egitto, Siria, Persia, India, Olanda, Inghilterra, Francia e appunto Venezia dall’VIII al XX secolo.

Il racconto

“Ad un certo punto della mia carriera d’imprenditore tessile, alla fine degli anni 70, mi sono trovato in Nigeria e Benin a vendere foulards di poliestere per le comunità afro-islamiche. Era un mercato difficile, ma con enormi potenzialità e in grande espansione. Rimasi da subito affascinato dall’ambiente di quei luoghi che da poco avevano ottenuto la loro indipendenza e a fatica stavano riconquistando la loro identità post-coloniale. La Nigeria a quel tempo era ricchissima grazie all’estrazione off-shore del petrolio ma il piccolo stato del Benin, poteva contare solo sul commercio. Era un paese affascinante e legato alle tradizioni tribali. Il vudù era ed è ancora oggi la religione di stato.

I piccoli villaggi del nord vivevano realtà medioevali in cui l’alternarsi delle stagioni regolava il flusso dei pastori e dei pescatori nomadi, dove i sovrani locali gestivano piccoli reami indipendenti. Questo mondo mi stregò e scoprii che da oltre dieci secoli commerciava con la costa del Mediterraneo e il Medio Oriente. Tra le merci maggiormente importate c’erano le perle di vetro che fino al XV secolo furono prodotte in Egitto e nel vicino Oriente. Solo in un secondo momento furono prodotte anche a Venezia”.

La catalogazione

Panini iniziò così a raccogliere nei mercati e nei villaggi, avviando un minuzioso lavoro di catalogazione, cercando di dare loro una provenienza e una storia. Nel corso delle ricerche in aree sahariane e sub sahariane, spesso trovava perle in pietra e conchiglia che risalivano al periodo del Sahara umido, tra l’8.000 e il 2.500 a.C. L’uso di oggetti sferici forati da infilare in fili di rafia intrecciata o di pelle risale, quindi, al Neolitico.

Continua Panini: “Intorno al III millennio a.C., in Egitto, fusioni incomplete di sabbie silicee miste a minerali colorati servivano a produrre piccole perle colorate o a ricoprire perle in steatite incolori per dar loro lucentezza e colore. I Fenici furono sicuramente i primi grandi mercanti di vasetti, di lacrimatoi, di porta profumi, e perle di vetro lungo tutto il Mediterraneo. Seguiti solo dai Romani, che fecero conoscere le perle di vetro prodotte ad Alessandria d’Egitto e Tiro in tutte le provincie del loro impero, dalla Britannia alla Dacia”.

Le perle di vetro prodotto dai califfati arabi

Anche i califfati arabi furono grandi produttori di perle di vetro dall’VIII al XV secolo. Le esportavano in Africa Occidentale, oltre il Sahara, negli imperi del Mali e le utilizzavano per pagare oro, avorio, legni pregiati e schiavi. In Persia e Afghanistan, lungo la via della seta, comprarono merci pregiate come l’ambra baltica, manufatti in ottone, tessuti preziosi e perle in pietre dure indiane. La scoperta dell’America aprì nuovi mercati alle merci europee. Le perle di vetro si rivelarono una merce gradita sin dai primi anni della penetrazione nel nuovo mondo. Hernan Cortés portò alla corte di Montezuma, come omaggio, una collana di perle di vetro rosetta. La stessa perla figuerrà un secolo dopo nell’elenco delle merci cedute dal governatore olandese Peter Minuit agli indiani Lenape per l’acquisto di Manhattan. Il corrispettivo fu di 60 fiorini olandesi.

Successivamente, i mercanti di pelle di castoro, trovarono molto conveniente pagare i pellerossa del nord America con perle di vetro di Venezia. Le usavano per ornare i loro copricapo e i pettorali, fino ad allora ricamati con perline di conchiglie bianche e grigie. Questo fatto cambiò radicalmente il costume degli indiani d’America che, grazie ai colori vivaci delle conterie veneziane, divennero policromi. La stessa cosa accadde anche in Kenya e in Sud Africa presso i Samburu, i Masai e gli Zulu.

Perle a lume, a mosaico, soffiate, sommerse, a occhi, a spirale, a bandiera, monocrome, piumate, puntinate, sinusoidali, a pettine, incamiciate, figurate, ad inserzioni di murrine. Ma anche le celebri conterie, le margherite e le millefiori. Un universo di colori e tecniche concentrare in soli pochi millimetri per un oggetto di decoro e bellezza con il quale anche Venezia, nei suoi 1600 anni di storia, ha conquistato il mondo. La Repubblica Serenissima, ma soprattutto Murano, beneficiarono di almeno trecento anni di fiorente commercio transoceanico. Le perle di vetro trovarono acquirenti nelle Americhe, in Africa, in Medio Oriente e in India.

Le perle di vetro di Murano

“Grazie alla fantasia e alla capacità dei maestri vetrai veneziani, che seppero interpretare le esigenze delle varie etnie, le perle di vetro di Murano divennero le più ricercate e preziose. Riuscirono a replicare antichi archetipi richiesti, proponendo con successo anche modelli esclusivi veneziani. Venivano indossate, tesaurizzate e tramandate da generazione in generazione. In Ghana, è tutt’oggi possibile incontrare, in occasioni formali, presso ambasciate o luoghi istituzionali, notabili di alto rango portare al collo antiche collane di vetro veneziane. È rimasto un segno distintivo del loro lignaggio”.

Se fino all’inizio del secolo scorso Murano contava fabbriche di perle di vetro con oltre mille dipendenti, con un indotto di almeno diecimila donne addette alla decorazione e all’infilatura delle perle e delle conterie, oggi la produzione è notevolmente diminuita. Oggi le borse, le scarpe e gli accessori decorativi, sono decorati con le perle pregiate. Molti stilisti di fama mondiale le usano spesso in collane d’oro preziose ridando al vetro la sua valenza di materiale prezioso, come lo è stato per secoli.

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