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Ospedale civile: “un terzo dei medici in pensione tra tre anni”

Sono circa il 25% dei medici totali, che andranno in pensione e dovranno essere ripristinati e rimpiazzati.

Mentre si invocano l’assunzione di psicologi nelle scuole, gli ospedali faticano a trovar medici e l’Ospedale Civile di Venezia nell’arco dei prossimi tre anni perderà un terzo dei 110 camici bianchi attivi in questo momento nel nosocomio e la città per nulla attrattiva, rischia di non avere un ospedale all’altezza dei milioni di turisti che la visitano ogni anno. L’allarme è del presidente dell’ Ordine dei medici di Venezia Giovanni Leoni.

Il Presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, Giovanni Leoni: “È stato calcolato che esiste un gruppo di medici ancora residenti che lavorano all’Ospedale Civile. Sono circa il 20 / 25% ormai dei medici in totale che andranno in pensione tra due o tre anni. Praticamente andranno in pensione tutti e dovranno essere ripristinati e rimpiazzati.

Mancheranno medici all’Ospedale Civile di Venezia

Allo stato attuale delle cose sarà ben difficile avere dei colleghi che, a parità di stipendio, vogliano venire a vivere a Venezia. Questa che è una città dove un affitto 4+4 anni, un classico di una volta, non esiste quasi più. Tutti quanti gli affitti ormai sono parametrati per quanto riguarda i turisti. Quini le affittanze sono brevi e sempre più numerosi i bed and breakfast. E invece chi decide di venire a lavorare a Venezia? Quasi sempre opta per una casa in terraferma, per poi così finire a fare il pendolare.

I trasporti sono dipendenti anche da quello che è il flusso turistico. Sono soggetti anche problematiche come scioperi, come le nebbie nella cattiva stagione. Venezia, città internazionale, ma anche zona disagiata.

Medici pendolari

Ma chi vorrà mai venire a lavorare qui, anche da dipendente, quando ci sono tante opportunità anche negli ospedali della terraferma? Possiamo porci quindi un problema che è un po’ generale anche per tutte quante quelle che sono le branche con meno appeal. Ovvero il problema di elevare quelli che sono gli stipendi. Per esempio dando delle indennità specifiche, tipo indennità per zone disagiate. Insomma aiutando, come è successo anche nelle aree montane, coloro che vogliono venire a lavorare qui.”

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