L’abbandono di un percorso lavorativo sicuro in banca per il canto
Nicola Pamio: “Abbandonare un luogo sicuro, come poteva essere una banca, in quel caso la Popolare di Vicenza che mi aveva già agganciato, e pensare di fare l’artista, naturalmente già i miei genitori erano un po’ preoccupati. Però, questo motore che avevo e questa luce, questa forza che avevo, voleva andare in quella direzione.
Arrivai al Teatro La Fenice grazie agli artisti del Coro, che un giorno vennero a fare un concerto a Scorzè e mi invitarono a dedicarmi al canto in maniera più seria e a cominciare a studiarlo veramente. Quindi optai per il conservatorio.”
L’emozione di Nicola Pamio nel cantare al Teatro La Fenice
“Ebbi la fortuna di entrare nella casa del grande tenore Mario Del Monaco e tutto questo piano piano mi portò al Teatro La Fenice. C’era l’esigenza di lavorare e di fare. Io entrai come artista del coro, vinsi il concorso nazionale con pieni voti, con il maestro Danieli del coro, un grandissimo maestro che veniva dall’Arena di Verona e da tante altre situazioni italiane.
Lui mi confermò questa cosa e per me fu l’inizio di una grande performance soprattutto dettata sempre nel Teatro La Fenice. Era un’emozione enorme ritrovarmi in questo gioiello, un teatro proprio settecentesco, del 1792, dove poi fu inaugurata la storia del Teatro. Ho avuto così anche l’onore di partecipare ai 200 anni del Teatro nel 1992.”
“È un teatro che mi ha dato tantissimo, un teatro al quale io sono stato legatissimo. Avevo la fortuna di andare a cantare tutte le mattine o tutti i pomeriggi o tutte le sere, per cui non potevo chiedere altro dalla vita. È un teatro che mi ha dato tantissimo. Un teatro dove ho visto passare tutti i più grandi cantanti al mondo, tutti i più grandi registi, tutti i più grandi manager, sovrintendenti, direttori artistici, con i quali per lunghi 12 anni io ho passato il mio tempo.”
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