Economia e società

Miranese: commercianti consegnano le chiavi. Venerdì la protesta

Gallo: «Con l’ultimo decreto delusione diventata rancore: il Governo non ci dà ascolto». Lettera anche ai sindaci per chiedere misure locali a sostegno delle PMI del terziario

«Vogliamo lavorare», e i commercianti portano le chiavi dei loro negozi chiusi davanti alle saracinesche abbassate da settimane. Protestano così i titolari delle attività commerciali del Miranese, che venerdì 1° maggio, Festa del lavoro, insceneranno davanti alle loro botteghe un flash-mob individuale contro la prolungata serrata dei negozi e la mancanza di risposte e prospettive da chi ha in mano i fili delle decisioni. «Protestiamo oggi per non chiudere per sempre», lo slogan dell’iniziativa, dopo l’ennesimo decreto che non lascia spazio a speranze di riaperture a breve. GUARDA IL SERVIZIO

Coronavirus

«L’emergenza Coronavirus – spiega il Presidente di Confcommercio del Miranese, Ennio Gallo – ha creato una crisi senza precedenti per le piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi del Miranese. Le nostre attività hanno dato prova, in tutte le fasi dell’emergenza, di sapersi adeguare ai decreti con grande responsabilità e senso di sacrificio e stanno garantendo, con massimo impegno e rispetto delle regole, la distribuzione dei beni essenziali a tutti i cittadini. Adesso, dopo l’ultimo DPCM, condividiamo con loro una delusione di fondo che si sta trasformando in rancore nei confronti di un Governo che non accoglie richieste del tutto sensate». Due su tutte: riaprire i negozi, pur con i dovuti accorgimenti anticontagio e sostenere il piccolo commercio con contributi e sgravi.

La protesta

La protesta, inscenata a mezzogiorno di venerdì in simultanea davanti a negozi, bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie nei 7 comuni, vedrà i titolari delle attività aderenti portare simbolicamente le chiavi dei loro negozi. Saracinesche abbassate e chiavi in mano dunque, per lanciare un messaggio forte e chiaro: se non interverranno nuove disposizioni nel senso della riapertura, sarà questa la realtà dei nostri paesi, anche dopo l’emergenza. Il flash-mob avverrà nel pieno rispetto delle prescrizioni sanitarie e mantenendo le adeguate distanze tra le persone.

Parallelamente, Confcommercio del Miranese ha anche scritto una nuova lettera ai sindaci del territorio, per chiedere anche ai Comuni di fare la loro parte. «Il piccolo commercio – sostiene Ennio Gallo e il direttore Tiziana Molinari – rappresenta la spina dorsale dell’economia locale, l’anima delle città e l’ossatura dell’occupazione. Come associazione rappresentiamo imprese che danno occupazione a migliaia di lavoratori, soci, collaboratori che sono state costrette a chiudere, altre invece chiamate a garantire ai cittadini servizi essenziali. In entrambi i casi vanno sostenute: primo, perché da sempre hanno rappresentato l’economia di un territorio e la sua prosperità, secondo perché passata questa emergenza, proprio perché piccole, potranno essere loro il primo punto di ripartenza economico. Per farlo però è necessario avere un piano omogeneo di misure di sostegno».

Confcommercio del Miranese

Le richieste avanzate da Confcommercio sono diverse: dal differimento e sospensione senza more o interessi di canoni di locazione e concessioni relative a beni immobili a uso commerciale, alla sospensione e cancellazione di tributi e canoni di occupazione di spazi pubblici, passando per il rimborso della tassa di pubblicità già pagata dalle aziende e alla riduzione, per l’intero anno, della tassa di asporto rifiuti. Ma anche la riduzione, fino alla cancellazione, dell’Imu e sostegno concreto per quelle attività che garantiscono beni di prima necessità e svolgono attività di consegna a domicilio.

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