Venezia Cambia

Minotto, flussi turistici più sostenibili per Venezia

Daniele Minotto, Vicedirettore di AVA, guida la riflessione su soluzioni sostenibili per il turismo veneziano, bilanciando attrattività e gestione responsabile dei flussi

L’orientamento scolastico a Venezia si sta orientando sempre più verso il settore turistico-alberghiero. Le considerazioni del Vicedirettore di AVA, Daniele Minotto, sull’attrattività e sulle opportunità di lavoro in questo ambito stanno influenzando le decisioni delle famiglie per le iscrizioni alle scuole medie e superiori.

Proposte di gestione dei flussi turistici, il contributo di AVA

Parallelamente, l’Associazione Veneziana Albergatori ha avanzato proposte per la gestione dei flussi turistici, attualmente in fase di valutazione da parte dell’amministrazione. Un dibattito che continua a occupare il centro dell’attenzione, delineando le prospettive formative e lavorative della città.

Daniele Minotto: “Abbiamo fatto anche un’audizione a Ca’ Farsetti proprio per riportare quello che era un po’ il progetto del professor Benevolo. Non è che abbiamo inventato noi delle modalità. Noi riteniamo che le misure per qualificare il turismo veneziano sono tutte ben accette.”

La ridistribuzione dei flussi secondo l’idea di Daniele Minotto

“Noi riteniamo che una delle soluzioni potrebbe essere, recepita anche dal sindaco, di iniziare a intercettare quelli che sono i flussi turistici al di fuori della città. Oggi noi abbiamo un’arteria che pompa tutto quello che è il turismo, che è il ponte della Libertà e il ponte ferroviario. Il problema arriva quando si arriva a Piazzale Roma o a alla stazione Santa Lucia.”

“Poi c’è un altro fronte, meno impattante, ma visivamente consistente, che è quello che arriva dal mondo balneare. Quindi con i lancioni e arrivano direttamente addirittura in piazza San Marco. E, quindi, bisogna poter ragionare su una redistribuzione dei flussi, per non arrivare tutti nello stesso punto, perché è innegabile che tutti vogliano andare a San Marco. È come se uno va a Roma e dice vado a vedere l’Eur e basta. Non penso che sia così.”

“Però si già inizia a diluire all’interno della città. Perché poi, anche quando c’è la massima pressione, il territorio che viene utilizzato è del 35-40%. Non è di più. Quindi, dei punti di accesso diversi, dei punti, degli hub di raccolta fuori dalla città. Di fatto non sarà più il fatto di dire “mettiamo un numero chiuso”, ma dire “c’è quella capienza e dopo di che non ce la facciamo più”. Quindi, poterli poi accompagnare verso la città con i mezzi giusti, collocati da punti di accesso diversi alla città. Sarebbe uno strumento che sicuramente agevola senza dover fare delle discriminazioni.”

La complessità della città di Venezia

“Poi è innegabile che la complessità della città di Venezia, a differenza di altre località come ad esempio Capri. Non siamo solo una città turistica. È la capitale della regione Veneto, ci sono le sedi istituzionali, c’è il Tribunale, ci sono tutta una serie di attività di una città che comunque è viva. Non è solo un parco di divertimento. C’è la parte degli studenti.”

“Ci sono quelle persone che oggi come lo studente universitario, io che sono lavoratore che non abito a Venezia, che ho il diritto di accedere anche nei momenti in cui ci sono delle chiusure. Ma pensiamo anche a tutti i Veneti che hanno bisogno di andare in regione, che hanno bisogno di andare all’interno degli organi della città metropolitana. Quindi è innegabile che ci sono delle difficoltà.”

Il contributo d’accesso, una soluzione temporanea secondo Minotto

Continua Daniele Minotto: “La città sta cercando degli strumenti per rendere più fattibile questo tipo di controllo, con delle politiche di disincentivazione in alcuni momenti e di incentivazione in momenti diversi. Il lavoro non è semplice perché a tutti sembra che si possa avere la ricetta. Secondo noi un pezzo potrebbero essere dei punti di raccolta esterni per poi accompagnare nel modo migliore gli ospiti nella città.”

“Ora con il 25 aprile inizia la sperimentazione del contributo d’accesso, che è un strumento che come associazione riteniamo che sia utile. Non sarà neanche questa la soluzione di tutti i problemi, però abbiamo collaborato in questi anni. Ringraziamo l’amministrazione per aver avuto la capacità di non imporlo a prescindere, ma di avere dato degli step.”

“È stato continuamente rinviato perché non si trovavano gli strumenti corretti per poter garantire la fruibilità. Riconosce l’importanza che è quello che dicevamo all’inizio, del turismo pernottante, che è quello che dà più alla città e, difatti, esenta gli ospiti delle strutture ricettive. Coloro che dormono in tutte le strutture del comune di Venezia, quindi non solo della città antica, ma quindi anche di Mestre, del Lido, delle isole di Murano, cioè tutto quello che è territorio comunale, in quell’ambito lì hanno diritto a non pagare il contributo d’accesso. Quindi possono accedere alla città. Ovviamente si dovranno sottoporre a quelli che sono i controlli.”

L’idea di gestione dei varchi di Minotto

“Uno dei problemi iniziali che c’erano, ma che sembra sia stato risolto perché tecnicamente abbiamo visto che è fattibile, è il fatto di avere il QR code. È importante che arrivi prima della partenza. Perché se poi un ospite dovesse arrivare a San Marco, un albergo di San Marco, ovviamente avrebbe già passato quelli che sono i varchi virtuali. In questo caso i nostri gestionali possono dialogare con il sito del comune, quindi il portale, che rilascerà direttamente a chi viene nella città e che pernotta in albergo dei QR code anonimi con i quali possono accedere tranquillamente ai controlli. QR code da poter esibire ed essere ammessi senza essere sanzionati. Poi ci sono altre misure per cui si possono fare, anche chi non ha gestionale può utilizzare degli inserimenti manuali. Quindi al momento ci sono un po’ tutte le soluzioni.”

“L’importante è, quello che abbiamo visto con l’acqua alta del 2019, l’informazione. Bisogna che ci sia una campagna. Sappiamo che inizierà proprio anche con la BIT a Milano. Viene fatta una presentazione delle modalità di gestione. Quindi deve essere veramente comunicato nel modo corretto.”

Memorie dell’acqua alta del 2019

“Io ricordo quando c’è stata l’acqua alta, quando le persone volevano venire a Veneto e dicevano “mah abbiamo sentito un metro e ottanta d’acqua, mio figlio è alto un metro e mezzo e muore annegato”. Noi siamo stati totalmente devastati in quella fase lì proprio perché erano state annullate tutte le prenotazioni.”

“Abbiamo fatto un incontro con la stampa estera a Roma, abbiamo invitato la stampa a livello mondiale a venire a Venezia e abbiamo fatto capire cos’è un termine difficile anche per molti di noi, il “medio mare”. È una misura al metro. Quindi, quando si dice un metro e mezzo non è che c’è un metro e mezzo sopra al livello della terra, ma è un livello decisamente più basso. Il fatto è che è un fenomeno che non è uno tsunami, ma che in tre ore inizia e finisce.”

“In quei giorni drammatici, dove c’era quell’immagine terribile di quel vaporetto spiaggiato in riva degli Schiavoni, l’evento è durato qualche ora. L’acqua è sempre stata erogata potabile, l’energia elettrica c’era, non è mai stata dichiarata uno stato di calamità. Sì, per i danni che ci sono stati, la città era comunque viva e fruibile.”

Le soluzioni a una cattiva comunicazione

Minotto conclude: “Quell’immagine lì è stato un lavoro duro, però aver fatto una comunicazione corretta aveva reimpostato per una ripartenza corretta, con un ritorno delle persone in tranquillità. La stessa cosa deve essere fatta in questi termini qui. Perché se dopo io vado ad istillare un dubbio sull’ospite che potrebbe non accedere alla città, che potrebbe dover pagare un’ulteriore tassa, quello potrebbe essere un danno al settore, quello sicuramente sì.”

GUARDA ANCHE: Minotto: collaborazioni tra alberghi, istruzione e inserimento sociale

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