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Fincantieri: un imprenditore e un consulente del lavoro accusano

Sono due i testimoni chiave nell'inchiesta della Procura di Venezia riguardante la Fincantieri di Porto Marghera che parlano di un sistema dove a costruire le grandi navi sarebbero state le aziende disposte a pagare mazzette e a sfruttare gli operai

Emergono nuovi particolari dall’inchiesta sullo sfruttamento di manodopera alla Fincantieri di Porto Marghera.

Mazzette e regali

Ha portato alla scoperta di un sistema distorto in cui le aziende oneste venivano tagliate fuori. E le altre, per accaparrarsi le commesse, sottocosto schiavizzavano gli operai pagandoli 4 o 5 euro l’ora. Facendoli anche lavorare 14 ore al giorno, senza ferie né straordinari. Sono tre le tipologie di mazzette individuate dalla procura che, secondo il pubblico ministero veneziano Giorgio Gava, erano destinate a una dozzina di dirigenti della multinazionale.

I titolari delle imprese in subappalto avrebbero dato mazzette e regali. Dapprima per essere accreditati come fornitori ufficiali di Fincantieri. Quindi per ottenere le commesse. Infine per ottenere un numero maggiore di ore di lavoro. Una concessione che scattava con le commesse sottocosto perché i dirigenti avevano facoltà di riconoscere ore aggiuntive.

Le perquisizioni alla Fincantieri

Le perquisizioni eseguite dalla guardia di finanza in questi gironi hanno portato al sequestro di materiali che gli investigatori hanno definito interessante. Questi materiali si trovano nei cellulari, nei tablet e nei computer. Trovate anche migliaia di euro in contanti. Tra gli indagati figurerebbe anche il direttore dello stabilimento di Marghera.

Testimonianze

A fornire elementi contro di lui ci sarebbe un testimone chiave un imprenditore del Bangladesh Al’ Md Suhag, titolare di un’azienda che effettuava lavori sulle navi in costruzioni la Venice Group srl. Arrestato per sfruttamento di manodopera nel 2018. Suhag avrebbe deciso di collaborare rivelando che l’uomo avrebbe ricevuto regali da alcune aziende. Dichiarazioni di cui ora si dovranno trovare le prove.

A confermare che i dirigenti apparirebbero aver concorso allo sfruttamento di manodopera ci sarebbero le dichiarazioni di un consulente del lavoro di Torre di mosto Angelo Di Corrado. Teneva la contabilità e curava le busta paga di molte società in subappalto alla Fincantieri.

Originario di Taranto, Di Corrado fu arrestato lo scorso febbraio con l’accusa di essere il professionista di fiducia del boss dei Casalesi Luciano Donadio e di aver seguito decine di operazioni attraverso cui l’organizzazione criminale si sarebbe appropriata di aziende in difficoltà le avrebbe svuotate e poi fatte fallire.

Finito in carcere Di Corrado sembra che le cose più interessanti raccontate da Di Corrado riguardino la Fincantieri. Sarebbe inoltre emerso che per pagare le tangenti sia stato usato il sistema Mose. Ossia l’emissione di fatture false per creare fondi neri. In questo momento Di Corrado è ai domiciliari e Suhag è in libertà in attesa di essere processato.

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