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Gualtiero Dall’Osto: impronte di un mascarer

La maschera è molto più di un oggetto di travestimento a carnevale. Oltre a tutte le implicazioni psicologiche che può comportare la maschera è soprattutto una forma d'arte come è evidente nella ricerca che da anni Gualtiero dall'Osto dedica proprio alla maschera. Le sue creazioni sono in mostra a Casa Goldoni

E’ stata inaugurata la mostra del maestro mascarer Gualtiero Dall’Osto nella prestigiosa Casa natale del commediografo Carlo Goldoni. Una splendida occasione per festeggiare due importanti anniversari: la fondazione di questa sede museale e dell’Istituto di Studi teatrali che compie 70 anni di attività culturale nel nome del celebre commediografo veneziano a 230 anni dalla sua morte, avvenuta a Parigi nel 1793.

Spesso un sottile filo di lana separa il lavoro delle mani “intelligenti” di un artigiano da quello di un artista. Un filo che si spezza facilmente, aprendo nuovi, arcani orizzonti, quando dalla produzione consueta e quotidiana della bottega si passa alla creazione d’arte vera e propria, animata da un profondo spirito di ricerca.

Gualtiero Dall’Osto

È quanto accade a Gualtiero Dall’Osto, mascarer, fin dai suoi primi esordi che, dopo averci incantato con la malia delle sue serenissime maschere, sfornate dalla sua celebre bottega d’arte in calle dei Nomboli, ora ci propone le sue nuove geniali creazioni.

La sua è una bottega artigiana che si affaccia proprio davanti all’entrata della casa natia di Carlo Goldoni, quasi a voler ricordare al celebre scrittore che, anche se con la sua riforma ha messo al bando le maschere della Commedia dell’Arte, educando pian piano quel pubblico, che stancamente assisteva ormai ad anacronistici stereotipi del tutto lontani dalla realtà quotidiana, proprio da lì, da quelle maschere è incominciato il suo mestiere di commediografo e la metamorfosi della maschera in carattere.

Dall’Osto, nella sua “ossessione” d’artista, da tempo non si stanca di dimostrare che, in ogni modo, la maschera non è solo un misero oggetto da indossare, da appendere poi alla parete, dopo la festa, passato il carnevale.

È per l’artista una creatura, dotata di vita propria, con un dentro e fuori, capace di trasmettere l’urlo muto di dolore o di indignazione per quanto accade intorno a noi ed è per questo motivo che la ripropone in una forma inusuale, drammaticamente ingigantita.

La mostra

Si presenta oggi con questa mostra l’occasione di riproporre il lungo e vorticoso cammino che implica una riflessione profonda sulla filosofia alla base della maschera. Una serie di domande che l’uomo nel suo lungo cammino di crescita si è posto, fin da primordi, quando, turbato da eventi esterni inesplicabili, si è confrontato col bisogno di possedere un’altra identità e solo la maschera poteva così avvicinarlo al divino, al soprannaturale, alle forze ultraterrene, oscure e diaboliche, per catturarne la forma e volgerla, in funzione apotropaica, a suo favore e dal tempo storico passare a quello circolare immergendosi totalmente nel mito.

La maschera

La maschera svela, tramite il suo artefice, tutte le sue più recondite implicazioni, e, attraverso questo magico percorso, scaturisce l’auspicio finale dell’artista ed è quello che, solo indossando la maschera che più ci aggrada, “diventeremo finalmente partecipi di un nuovo carnevale, sapendo però che possiamo togliercela, al momento che riteniamo più opportuno, in tutta coscienza e consapevoli di questo arcano gioco che da secoli continua a perseguitarci con le sue problematiche domande.”

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