Stanno Facendo un 48

Burocrazia e sanità: i laureati che non possono fare i medici

La burocrazia sta ostacolando il sistema sanitario Italiano: Zaia vorrebbe inserire laureati nell'attività ospedaliera

Nella quinta puntata di “Stanno facendo un 48”, programma condotto da Patrizio Baroni, abbiamo discusso insieme ad Enrico Bernardi, primario del pronto soccorso negli ospedali di Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto, e il Dottor Giovanni Leoni, vicepresidente nazionale dell’Ordine dei Medici, della medicina di prossimità, ovvero il sistema che deve garantire a ogni cittadino una tempestività di intervento in caso di problematiche di salute. La burocrazia sta ostacolando il sistema sanitario italiano, impedendo ai laureati di aiutare i medici affiancandoli nelle loro mansioni.

Eccessiva burocrazia?

I medici di base sono angosciati dai flussi formativi che devono mandare per quanto riguarda le preiscrizioni, i numeri di farmaci e le visite che perché hanno un budget da rispettare. In Lombardia hanno individuato la figura del gestore che pare non si sia sviluppata in linea adeguata. Serve un punto di vista della spesa ma sopratutto un appropriatezza di soci perché tutte le alterative che vengono ideate sono fatte su base nazionale.

Migrazione tra regioni

Esiste ancora il fenomeno di migrazione tra regioni. Molta gente viene a nord per curarsi, principalmente in Lombardia Veneto ed Emilia Romagna. Se si va in altre regione come in centro sud o all’estero c’è una parte di accesso delle cure importante per i privati che vogliono una maggior velocità nelle risposte.

La presa in carico è anche molto rigida nella regione Veneto, ma alla fine quello che noi richiediamo è di avere delle risorse e delle possibilità adeguate come tipo di personale per fronteggiare una richiesta di salute che è sempre maggiore.

L’informazione va avanti e le possibilità tecnologiche vengono reclamizzate. La richiesta di salute è sempre più pressante. Anche i medici migliorano e si evolvono dal punti di vista diagnostico e terapeutico ma dobbiamo avere anche la possibilità e un numero di personale adeguato per quanto riguarda le risposte, e turni di lavoro che siano adeguati, un limite assoluto del numero degli straordinari adeguato al personale di tipo infermieristico.Per quanto riguarda il supporto sia a livello di medicina dell territorio e dell’ospedale la sanità è un lavoro di equipe.

La pandemia ha stressato un sistema che già era al limite. Non più tardi di 2 anni fa è venuto fuori un buco di 1300 medici per quanto riguarda i medici ospedalieri. Le carenza maggiore erano 150 medici di pronto soccorso e 150 in rianimazione.

Zaia vuole inserire i laureandi nel sistema sanitario ma la burocrazia glielo impedisce

La regione Veneto ha tentato di aggirare il problema con una recente iniziativa degli ultimi 3-4 anni. Si è fatto un  corso regionale per l’avviamento all’attività d’emergenza dove abbiamo formato una cinquantina di colleghi all’anno per riuscire a farli entrare nel sistema. Purtroppo questi non possono essere assunti perché non hanno la specialità. In passato e in altri paesi europei un laureato in medicina entra nella struttura ospedaliera e poi si crea il suo percorso.

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