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Un’altra Venezia: Donne nella storia della Città

Dalla prima donna editrice, alla prima vetraia, dalla prima regatante alla prima banchiera: "Un'altra Venezia, donne nella storia della città" è un percorso che racconta 15 straordinarie figure femminili che tra il 1300 e il 2000 hanno contribuito ad arricchire la vita artistica e sociale di Venezia

Le parole di Daniela Zamburlin, giornalista, curatrice della mostra “Un’altra Venezia: Donne nella storia della Città”: “Buonasera, sono Daniela Zamburlin, sono curatrice di questo percorso artistico su Venezia e assieme ad Antonella Barina abbiamo scritto questo libro “Donne Sante Dee: guida ragionata alla città di Venezia”.

Un’altra Venezia

“E’ da questa guida che sono tratti tutti i disegni eseguiti da una giovane disegnatrice spagnola che si chiama Eva Martinez Suto che rappresentano quest’altra Venezia, una Venezia che noi abbiamo voluto restituire al mondo attraverso lo sguardo delle donne”.

“Sono quindici eccellenze nel senso che eccelgono perché rappresentano assoluti primati. Abbiamo la prima scrittrice ed editrice, la prima vetraia, la prima banchiera, la prima regatante, la prima dogaressa che ha favorito l’arte della stampa, la prima dogaressa che ha favorito l’arte del merletto ed una quantità infinita di eccellenze come dicevo”.

L’altra curatrice della mostra

Le parole di Antonella Barina, giornalista, curatrice della mostra: “Questa Felicita Bevilacqua La Masa è la mecenate dei giovani artisti. E’ lei che oltre ad essere una patriota, a finanziare appunto Garibaldi e altre cose, lei ha lasciato un grande palazzo veneziano che è Ca’ Pesaro per i giovani artisti affinché non fossero sfruttati dai mercanti d’altri”.

“E’ questo volto femminile che noi speriamo che rimanga nell’immaginario ma le nostre donne che abbiamo dovuto illuminare con una scheda biografica come il libro conserva ed un monumento abbinato ad ognuno di loro. Le nostre donne sono sempre state nelle nostra città, nei monumenti, nelle piazze, nei palazzi, nei teatri”.

“Crediamo anche che la visione della storia non sia parziale e che la storia non sia solo una storia di guerre ma sia una storia di vita, una storia di arte, di costume, di linguaggio, di parole, di gioia oltre che di sofferenza e di dolore e con questa prospettiva continueremo a lavorare”.

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