Arrestato Radames M.
Dopo un anno di indagini meticolose, i carabinieri della compagnia di San Donà di Piave, supportati dal quarto battaglione carabinieri “Veneto” di Mestre, hanno arrestato Radames Major, 71 anni, considerato uno dei responsabili della cruenta rapina in villa avvenuta a febbraio 2024.
L’uomo, volto noto della criminalità organizzata veneta, era già conosciuto per i suoi trascorsi con la Mala del Brenta di Felice Maniero e per essere stato coinvolto in numerosi sequestri di persona negli anni ’80.
La rapina, caratterizzata da estrema violenza, ha visto il gruppo di malviventi irrompere nella villa con il volto coperto e armi da fuoco. Durante il colpo, un giovane, figlio del proprietario, è stato ferito alla gamba da un colpo di pistola. I rapinatori sono poi fuggiti senza riuscire a portare via nulla. L’episodio ha scosso profondamente la comunità locale, gettando un’ombra di paura e preoccupazione.
La criminalità della Mala del Brenta
Le indagini, condotte con metodi avanzati e grande perseveranza, hanno permesso ai militari di raccogliere prove decisive. Dopo mesi di pedinamenti, analisi di centinaia di ore di filmati di videosorveglianza e approfondimenti sulle tracce biologiche inviate al Ris di Parma, gli investigatori hanno stretto il cerchio intorno a Major. Il 17 gennaio scorso, il 71enne è stato fermato e trasferito nel carcere di Treviso, con l’accusa di tentata rapina aggravata dall’uso delle armi e lesioni gravi.
Radames Major non è nuovo alle cronache giudiziarie: il suo passato criminale include 24 anni di carcere per rapimenti e altre azioni criminose. È anche il padre di Manuel Major, ucciso nel 2017 da un vigilante durante un tentativo di assalto a un bancomat.
In attesa di giustizia
L’operazione ha già portato, nei mesi precedenti, all’arresto di un 56enne trevigiano, identificato come l’autista del commando. La procura di Venezia, condividendo le prove raccolte, ha emesso il mandato di arresto per Major, che si conferma un personaggio legato ai capitoli più bui della criminalità veneta.
La comunità attende ora giustizia per un episodio che ha segnato la tranquillità della zona, augurandosi che il caso possa rappresentare un ulteriore passo verso la sicurezza del territorio.
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