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Renzo Mazzaro: “i sopravvissuti del Vajont dimenticati dallo Stato”

Il 9 ottobre è l'anniversario della tragedia del Vajont e quest'anno sono passati 60 anni. Mattarella si presenta a ricordare le vittime insieme a Luca Zaia. Il punto di Renzo Mazzaro: "Dopo la tragedia del Vajont, 30 anni di silenzio ufficiale dalle istituzioni. Uno potrebbe leggere disinteresse totale dello Stato."

Renzo Mazzaro: “Questa settimana ricorreva il 60^ anniversario della tragedia del Vajont. Fu il 9 ottobre 1963, costò la vita a 2mila persone circa. Ancora oggi non c’è certezza sul numero dei morti. La maggior parte delle fonti dice 1910 vittime, ma Wikipedia dice 1917.

I morti del Vajont

Io ho letto su una lapide che sta nella chiesa di Casso, uno dei Comuni  teatro di questa tragedia, 2018 vittime, riportate assieme all’ora dell’accaduto 23:39. Oltre ai numeri e la data erano trascritti i nomi di 64 operai che dormivano nelle baracche e che furono cancellati dalla faccia della terra in un attimo, assieme a tutti gli altri.

Questa lapide l’ho letta nel 40esimo anniversario dalla tragedia, ovvero il 9 ottobre 2003, quando a Longarone venne il Presidente della Repubblica Ciampi. Io facevo l’inviato per i giornali veneti del gruppo Repubblica: cioè Il Mattino di Padova, una Nuova Venezia, la Tribuna di Treviso e Il Corriere delle Alpi.

Ciampi era il primo Presidente che si presentava a Longarone dal 1966, quando il Presidente era Saraga, e prima ancora ci fu Segni che venne nel 63, nel momento del disastro.

Dunque su 40 anni ne erano passati 30 di silenzio ufficiale dalle istituzioni. Uno potrebbe leggere disinteresse totale dello Stato.

Un disinteresse che è continuato nel 50esimo anniversario della tragedia. Nel 2013 il Presidente della Repubblica era Napolitano, che si guardò bene dal presentarsi a Longarone. Mandò un messaggio scritto, come si usa in questi casi e niente di più.

Il 60esimo anniversario

Quest’anno invece il Presidente Mattarella ha voluto essere presente, dicendo davanti alla tomba dei morti, che è un ossario a cielo aperto. Con lui c’era anche Luca Zaia che ha ricordato come questa tragedia non è stata frutto del caso, tutti sapevano che la frana prima o dopo sarebbe caduta, dal monte Toc. Non si chiama monte Toc per niente, è un monte che viene giù a tocchi “toc”, è questa l’origine del nome.

Zaia ha detto anche che non c’è stata giustizia per i morti perchè i diversi processi hanno partorito alla fine solo due condanne, tra l’altro a pochi anni di carcere. Luca Zaia si è dimenticato di dire che questa ingiustizia è continuata con i superstiti del Vajont. Perchè il Vajont non è solo la tragedia dei 2 mila morti, ma è anche la tragedia continuata per anni dei superstiti che hanno patito l’abbandono delle istituzioni. Bisogna parlare con loro, hanno delle associazioni, per capire le dimensioni di questo abbandono.

Questo dimostra ancora una volta che non è vero quel detto che sta nelle aule dei tribunali, ovvero che la legge è uguale per tutti. Sarà anche uguale per tutti, ma la sua applicazione purtroppo no.”

Leggi Anche: 9 ottobre, Zaia: “la tragedia del Vajont è da ricordare”

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