Servizi Salute e benessere

Neuropsichiatria infantile, 30 posti letto in più

La regione annuncia un potenziamento dei reparti di neuropsichiatria infantile per la crescita del disagio e un aumento dei ricoveri da Covid

I bambini e gli adolescenti con problemi neuropsichiatrici sono in aumento nella Regione Veneto anche a causa del drammatico periodo di isolamento deciso durante la diffusione del Covid. Per questo la sanità veneta avrà a fine gennaio 30 posti letto in più dedicati a pazienti di neuropsichiatria infantile distribuiti in tutti i principali ospedali. Intanto sono stati consegnati 4 posti letto al San Bortolo di Vicenza.

I reparti si trovano in ospedali dove esistono molte specializzazioni perchè si tratta di disturbi che richiedono un lavoro di equipe tra i medici di diverse discipline.

La risposta della sanità veneta: 30 posti letto in neuropsichiatria infantile nei principali ospedali

Manuela Lanzarin, assessore alla sanità della Regione Veneto: “Fanno parte della programmazione le schede ospedaliere del 2019: 34 posti letto di neuropsichiatria infantile in tutta la Regione Veneto negli HUB, quindi Vicenza, Treviso, Mestre e le due aziende di Padova e Verona che sono indispensabili visto oggi l’aumento di patologie di questo tipo, l’aumento di trovare dei set assistenziali, di risolvere il famoso passaggio tra pediatrica ed età evolutiva quando parliamo di disturbi del comportamento e di disturbi psichiatrici. Quindi diventano fondamentali anche rispetto ad una gestione appropriata dei set assistenziali e delle equipe multidisciplinari che possono prendersi in carico questi pazienti.

A margine della visita nell’ospedale vicentino, l’assessore ha parlato anche della ricomparsa del Covid e di come si sta diffondendo: “Oggi in questo periodo invernale circola il Covid e anche virus influenzali. Quindi l’attenzione è massima. Stiamo vigilando dal punto di vista preventivo per quanto riguarda la vaccinazione offrendola il più possibile e cercando di far passare il messaggio, ma anche con l’assistenza sia all’interno delle strutture ospedaliere che extraospedaliere. C’è un numero di ricoveri un po’ in aumento. Quelli che hanno un percorso più grave e ci preoccupano di più sono persone non vaccinate”

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