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Marco Toso Borella: una favola giapponese in vetro di Murano

Marco Toso Borella è un poliedrico artista veneziano che spazia dalla musica alla scrittura, dalla pittura al vetro e proprio in vetro è la sua ultima opera, che andrà a decorare l'interno di un edificio pubblico in Giappone.

Un’antica favola giapponese tramandata grazie a immagini risalenti al X secolo, si materializza sul vetro di Murano ad opera di Marco Toso Borella. Eclettico artista muranese, rappresentante di una lunga tradizione familiare. Si tratta di venti piastre in vetro di Murano decorate secondo l’antica tecnica del graffito su oro e smalti.

Marco Toso Borella, artista

“L’opera è formata da venti piastre di vetro ricoperte con foglia d’oro ed incise con un ago. Poi l’oro, una volta cotto, viene dipinto con smalti vetrosi davanti e dietro. Questo per permettere una sorta di tridimensionalità. L’arte del vetro di Murano, in un certo senso, diventa veicolo universale. Diventa essa stessa materia su cui costruire adesso. E non costruire un linguaggio che si ripete, cristallizzata, che sembra parlare di vetro nel momento in cui si parla di cristallo. Ma un linguaggio in costante movimento.

Una sorta di Giano Bifronte che guarda avanti verso il futuro, ma con lo sguardo rivolto indietro. Verso ciò che è la nostra storia, le nostre radici, ma anche la nostra peculiarità. Noi ci adattiamo al mondo circostante. Come tutta la storia di Venezia, è una continua reazione a ciò che ci accade”.

L’opera a Murano

L’imponente opera in vetro è formata da 20 tavole 75×50 di Marco Toso Borella. E’ stata prima esposta a Palazzo da Mula a Murano, per poi essere inviata in Giappone dove sarà visibile in maniera permanente all’interno del Kansai Nursing School. Una struttura destinata a diventare scuola per infermieri.

L’opera, commissionata dalla vetreria Mazzega, su desiderio di un cliente giapponese è eccezionale sia nel soggetto, sia nelle dimensioni. Rappresenta anche una straordinaria storia di resistenza dell’arte muranese in quanto realizzata proprio nel corso della pandemia, in pieno lockdown. Mentre la maggior parte delle attività produttive muranesi erano chiuse, l’artista ha continuato instancabilmente la sua opera concludendola proprio in concomitanza con la ripresa dell’attività turistica in città dopo oltre un anno di lavoro.

Le incisioni riproducono in modo fedele, anche se personalizzato tramite il vetro, un antico racconto giapponese del X secolo. Ossia, Taketori Monogatari, ispirato alla leggendaria storia del tagliatore di bambù che narra di una bambina misteriosa scoperta nottetempo all’interno di un cespuglio di bambù.

“In quest’opera ho fatto quello che ritengo debbano fare oggi gli artisti nei confronti di una città come Venezia – spiega Marco Toso Borella – e cioè non considerare questa città come una bellissima vetrina, ma celebrarla attraverso espressioni artistiche all’altezza della sua storia. A partire dalle eccellenze artigianali, il nostro vero patrimonio culturale. E questo ci permette di essere sempre vivi e vitali. Non ripetere come un mantra un linguaggio vecchio che via via mostra a tutti quanti i segni del tempo. Ma un linguaggio antico, che si modernizza. Una lingua che cerca di dire cose nuove, pur restando sé stessa”.

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