Venezia Città Stato

Luciano Flor: la mancanza di personale sanitario

Luciano Flor spiega cos'è successo al settore infermieristico e perchè siano così importanti i numeri degli accessi

In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.

Il conduttore Alfredo Aiello vuole porre l’attenzione sulla mancanza di personale sanitario. Tiziano Graziottin interviene aggiungendo che, nonostante la sanità veneta sia una risorsa fondamentale, la mancanza di personale in alcuni comuni persiste. Si cita quindi una lettera che proviene da Torre di Mosto e che nella quale il lettore lamenta la mancanza di personale sanitario nel suo comune. Si chiede quindi al Dottor Luciano Flor di affrontare il tema del problema.

Luciano Flor, Direttore Generale Sanità Regione Veneto

“Il tema del personale è un tema che esiste. Non l’abbiamo mai negato. Ma su questo tema bisogna essere molto pragmatici. Credo che rimpiangere il passato, o cercare gli errori del passato, non risolve il problema. Io mi sono iscritto a Medicina, 2440 matricole, a Padova, quando non c’era numero chiuso. Quando arrivò il numero chiuso, i posti scesero a 240. Sarà stato sbagliato il 2400, ma il 240 si è rivelato una scelta drammaticamente sbagliata, che pagheremo per anni.

Ma a questo è stato posto rimedio. Si è di molto ampliato il numero degli accessi a medicina. E si è ampliata anche la possibilità di specializzazione. Siamo passati da 8mila a 17mila posti di specializzazione all’anno. Ma di questo vedremo i risultati fra l’anno prossimo, forse fra 2 anni.

Questo è quello che è accaduto. Anche quest’anno per 12 mila posti c’erano 50 mila domande. E quindi 40 mila persone in Italia non hanno avuto accesso all’università di medicina. Il numero chiuso ha una sua logica perchè io credo che il sistema abbia bisogno di regole. Ma queste regole devono essere studiate bene, e deve essere studiato anche il punto di caduta delle scelte.

La scelta di porre un numero chiuso non è stata sbagliata. Ma credo che sia stato sbagliato il tempo per cui è stato mantenuto il numero chiuso. Forse a un certo punto bisognava crescere di più con il numero degli accessi.

Il numero chiuso a Medicina

“Mi pare che la politica in queste ultime settimane stia parlando di superare il numero chiuso. Io credo che una programmazione rigorosa può anche contemplare il numero chiuso ma non su quei numeri a cui abbiamo assistito. La situazione dei medici non è quella più grave. Noi vedevamo anche da 70, 80, 120 poi 180 medici che fanno il corso di medicina generale.

Quest’anno avevamo 430 posti con la borsa di studio per le scuole di medicina generale e abbiamo avuto 380 domande; perchè non 430? perchè non ci sono i medici. E’ vero che c’è una domanda/partecipazione ad un concorso ma comunque siamo passati da 70 a 80 a 430 come possibilità, quindi il numero chiuso lo abbiamo in parte superato per le specializzazioni post-laurea”.

La formazione dei medici secondo Luciano Flor

“Oggi dobbiamo formare più medici nei corsi di laurea, ma le scelte fatte ci dicono che a fronte della carenza dei medici che abbiamo, la regione Veneto prima in Italia, seguita poi da numerose regioni e anche da provvedimenti del parlamento, ha deciso di arruolare i medici dove è possibile e non solo dare incarichi di professionali a nostri medici pensionati o a liberi professionisti ma attingendo dai medici che frequentano il corso di medicina generale per supplirne i posti e dai medici in specializzazione per alcune discipline e specialità, in primis di pronto soccorso.

Luciano Flor continua – “Non è una forzatura, è un provvedimento fatto in un momento d’urgenza e quindi senza dover chiudere i servizi, pensiamo di poter affiancare in maniera adeguata dei giovani medici sia nella medicina generale, sia nelle medicine specialistiche e in particolare in quei settori d’urgenza dove oggi abbiamo particolarmente necessità”.

Il settore infermieristico

“Dove non siamo coperti d’oggi, è il settore infermieristico perchè non sta formando più infermieri. La crisi non ce l’abbiamo oggi quanto ce l’avremo tra un paio d’anni se non provvediamo urgentemente a qualificare maggiormente personale che abbiamo nei nostri servizi.

Lo abbiamo fatto con una legge, con un provvedimento anche discusso dando maggiori possibilità di intervento specifico agli operatori socio-sanitari a cui facciamo la formazione aggiuntiva, qualificandone con il tempo il personale infermieristico che può essere il motore e una professione che rinnoverà molto il servizio sanitario in un momento in cui gli facciamo fare il professionista che è.

Noi gli infermieri li formiamo all’università, gli diamo ruoli da professionisti; possono lavorare in autonomia; in equipe; in gruppi di infermieri e medici ma il numero di infermieri che stiamo formando è davvero al limite di retoricità a cui ci ha portato al numero chiuso a medicina.

Anche quest’anno per l’accesso alla professione infermieristica, c’è stato il numero chiuso. Per questo credo sia importante lavorare su questo settore. Poi il fatto singolo della medicina generale piuttosto invece che dell’altro, guardate… la medicina generale viene da una lunga storia dove l’organizzazione era un medico da solo, io credo che dobbiamo ripensare a questo modello e, la riforma che va verso forme nuove di assistenza – perchè noi siamo destinati a invecchiare, avremmo anziani che non avranno bisogno solo di ospedali ma anche di cure a domicilio e territoriali – andrà fatta con un assetto diversa della medicina generale ma anche della professione infermieristica sul territorio” – conclude Luciano Flor.

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