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Il sindaco rivuole Punta Sabbioni

Battaglia tra il Comune e ACI per la gestione del parco, l'appello del presidente Giorgio Capuis per tutelare i lavoratori residenti

Bruttissima Pasqua per 16 famiglie che, nell’arco di 48 ore, dovranno smettere di lavorare al Parco di Punta Sabbioni nel Comune di Cavallino-Treporti.

Giorgio Capius a sostegno dei 16 lavoratori del Parco

La sindaco Roberta Nesto ha intimato all’ACI che gestisce lo spazio di abbandonare il posteggio in appena due giorni.
Il presidente dell’ACI Venezia, Giorgio Capuis, ha lanciato in queste ore un appello accorato alla sindaca: “Mancano pochi giorni alla Pasqua, non lasciamo 16 famiglie per strada. Sotterriamo lascia di guerra, porgo un ramoscello d’ulivo, dialoghiamo. Non dialoghiamo delle carte bollate e dei denari, dialoghiamo della vita di queste sedici persone e famiglie. Non possono vedere confiscato il domani in 48 ore. Sediamoci ad un tavolo e dialoghiamo.”

La lotta tra ACI e Comune, il TAR ancora non si è pronunciato

Tra ACI e Comune è in corso una vertenza su cui deve ancora pronunciarsi il TAR, iniziata da alcuni mesi. Lo spazio è gestito dall’Automobile Club Italiano dal 1987 e, essendo molto remunerativo, data la mole di turisti che si riversa nel parco per raggiungere Venezia con i battelli, è uno spazio strategico anche per il Comune.
La Battaglia per l’ACI è su due fronti: il primo, per la gestione del parcheggio e, il secondo, per il ricollocamento del personale che ha un’età difficilmente appetibile per l’attuale mercato del lavoro.

L’importanza di tutelare le famiglie residenti a Punta Sabbioni

Continua Capuis: “C’è tanta professionalità. Parliamo di chi gestisce e ha gestito anche negli anni difficili, anche quando c’erano le retate in maniera specchiata un’area che è un terminal logistico, che Porta D’Acqua di Venezia. Parliamo di persone che sono abili nella conduzione di mezzi, di chi gestisce l’aspetto amministrativo, di chi gestisce la rete logistica e il territorio.”
“Tutte queste professionalità non possono essere disperse. Parliamo di persone che sono dai cinquanta in su. C’è chi aspetta la pensione, c’è chi fa questo mestiere da una vita e non sa cosa fare domani. Se parliamo di un’area che deve passare di mano, noi ci opporremo finché abbiamo forza e finché il diritto civile dà la ragione. Ma se questo deve succedere è un’altra partita e non ci interessa.”
“Queste professionalità sono comunque utili. Non posso pensare che, in un Veneto solidale, non ci sia il modo di trovare uno strumento e un sistema corretto per salvaguardare occupazione, professionalità, storie, vite e famiglie che proprio in quel territorio risiedono.”

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