Le “Missionarie della Carità” di Madre Teresa, per evitare abusi, fanno sapere di aver registrato come marchio il loro caratteristico abito bianco e blu.
Il sari bianco con il bordo blu delle suore di Madre Teresa è un marchio registrato: la tipica veste indiana, che le “Missionarie della Carità” hanno adottato in ogni parte del mondo dal 1950, ha ottenuto il riconoscimento della “proprietà intellettuale” da parte della congregazione fondata dalla santa di Calcutta. Lo ha reso noto Biswajit Sarkar, rappresentante legale delle religiose, spiegando che il Trade Marks Registry del governo dell’India ha permesso la registrazione del copyright già lo scorso anno, ma la notizia è stata resa nota solo oggi per il perpetrasi di abusi.
L’avvocato ha rivelato che il riconoscimento è stato accordato in concomitanza con la canonizzazione della “Madre dei poveri”, il 4 settembre 2016 in Vaticano, aggiungendo che le Missionarie non amano la pubblicità e per questo non avevano reso pubblica la notizia, ma dal momento che si assiste ad un uso improprio e senza scrupoli dell’abito, hanno deciso di far sapere che il marchio è registrato.
Il proverbio che l’abito non fa il monaco è vero dunque fino ad un certo punto, da sempre la veste di ordini religiosi o di ecclesiastici ha rivestito grande importanza e ad ognuna è associato un significato: nel caso delle suore di Madre Teresa c’è il bianco della purezza, le strisce blu che richiamano il colore della Madonna e i tre voti di povertà, castità e obbedienza.
Anche la veste bianca del Papa ha la sua storia: Pio V, arrivato sul soglio pontificio nel 1566, non volle abbandonare il saio bianco del suo ordine religioso, quello dei domenicani, mentre san Francesco d’Assisi non indossò un abito di sacco qualsiasi, ma avrebbe indicato con cura la forma del saio dei frati minori che, aperto, riproduce la forma di una croce o di un “tau“.
